«Sottomettendo la propria intelligenza a Cristo Signore l’uomo non agisce servilmente, bensì in modo convenientissimo sia alla ragione, sia alla sua originale dignità. Infatti non assoggetta la propria volontà ad un uomo qualsiasi, ma al suo creatore, Signore di tutte le cose, Dio, cui è sottomesso per legge di natura, e non si lega alle opinioni di un maestro umano, ma all’eterna e immutabile verità. In tal modo egli raggiunge il bene naturale dell’intelletto e consegue insieme la libertà. Infatti la verità, che procede dal Magistero di Cristo, pone apertamente in luce l’essenza e il valore di ogni cosa, per cui l’uomo illuminato da questa conoscenza, se darà ascolto alla verità conosciuta, non dovrà soggiacere alle cose, ma le cose a lui saranno soggette, né la sua ragione soggiacerà alla passione, bensì la passione sarà regolata dalla ragione, e l’uomo, liberato dalla più grande schiavitù dell’errore e del peccato, sarà confermato nella più preziosa libertà: “Conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi” ( Gv 8,32 ). È chiaro quindi che coloro che ricusano l’impero di Cristo, con pervicace volontà si ribellano a Dio. Emancipatisi dalla divina potestà, non saranno per questo più indipendenti, poiché cadranno sotto qualche potestà umana, eleggendosi, come suole accadere, qualche loro simile, che ascolteranno, obbediranno e seguiranno come loro maestro. Inoltre costoro, impedendo alla loro mente di comunicare con le cose divine, restringono il campo dello scibile, e vengono a trovarsi anche meno preparati a progredire nelle scienze puramente naturali, perché vi sono nella natura molte cose, alla cui comprensione e chiarificazione giova assai la luce della dottrina rivelata. E non raramente, a castigo della loro superbia, Dio permette che costoro non discernano il vero, così che sono puniti nel campo stesso del loro peccato. Per l’uno e l’altro motivo, spesso si vedono uomini di grande ingegno e di non comune erudizione, perdersi, anche nello studio stesso della natura, in assurdità inaudite, che non hanno precedenti. Sia dunque chiaro, che chi fa professione di vita cristiana deve sottomettere la sua intelligenza totalmente e pienamente alla divina autorità». Papa Leone XIII, «Tametsi Futura Prospicientibus», 1 Novembre 1900.
Leone XIII: Chi fa professione di vita cristiana deve sottomettersi alla divina autorità
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- Categoria: Centro Studi Vincenzo Ludovico Gotti