Afferma san Bernardino da Siena nella sua Predica XXXIX (da Prediche volgari, pagine 896 - 897 e 915; cf. Il Sacramento del Diavolo, Verona): «Non v’è peccato al mondo che più tenga l’anima, che quello della sodomia maladetta; del quale peccato è stato detestato sempre da tutti quelli che sono vissuti secondo Iddio […]. La passione per delle forme indebite è prossima alla pazzia; questo vizio sconvolge l’intelletto, spezza l’animo elevato e generoso, trascina dai grandi pensieri agli infimi, rende pusillanimi, iracondi, ostinati e induriti, servilmente blandi e incapaci di tutto; inoltre, essendo l’animo agitato da insaziabile bramosia di godere, non segue la ragione ma il furore […]. La ragione di ciò è perché essi sono accecati, e dove arebbono che hanno alle cose alte e grandi, come quelle che hanno l’animo magno, gli rompe e gli fracassa e riduceli a vili cose e a disutili e fracide e putride, e mai questi tali non si possono contentare […]. Come de la gloria di Dio ne partecipa più uno che un altro, così l’Inferno vi sono luoghi dove vi sono più pene, e più ne sente uno che un altro. Più pena sente uno che sia vissuto con questo vizio della sodomia che un altro, perocché questo è maggior peccato che sia».
Ed ancora riportiamo degli estrapolati della sua lunghissima predica n° 39 (cf. Le prediche volgari di san Bernardino da Siena, nella Piazza del Campo, nell’anno 1427, Vol. III, Siena, Arciv. S. Bernardino Edit., 1888, dalla pag. 257 alla pag. 287, predica XXXIX, L’abominevole peccato della maledetta sodomia): «E però contra al detto vizio sarà il nostro dire, e vedremo- per fondamento tre cagioni, per le quali Iddio ha più in odio questo peccato, che alcun altro. Primo è per la sua maladetta corruzione. Corrupti sunt. Seconda, per la sua abominazione. Et abominabiles facti sunt in istudiis suis. Terza, de la sua reprobazione. Non est qui faciat bonum: non est usque ad unum. [...] Prima vediamo le condizioni abominevoli di questo pessimo peccato, tanto dispiacevole a Dio. [...] Sono veleni degli incantatori, — cioè del tintore che incanta. Nelle quali parole (san Bernardino ha appena citato David, ndR) se bene ci guardi dentro, ci vedi sette condizioni riprovate da Dio ne le maledette menti di questi sodomiti. [...] La prima, che sono in insania o vuoi in rabbia: Alienati sunt peccatores a vulva. La seconda, sono in corruttela: erraverunt ab utero. La terza, in falsità: locuti sunt falsa. La quarta, sono in furia. Furor illis secundum similitudinem serpentis. La quinta è durezza: sicut aspidis surdae. La sesta è superbia: obturantis aures suas , quae non exaudiet vocem incantantium. La settima è impenitenzia: et venefici incantantis sapienter. [...] L’amore de la forma d’un bel garzone è uno dimenticamento della ragione, e per sì fatto modo, che colui che ama è allato a lo impazzire e alienare.[...] A la pazzia, a la pazzia! Foedum minusque animo sospiti conveniens vitium: cioè, è uno vizio tanto brutto, che non si conviene all’animo savio e gentile. E però colui che va dietro a questo errore, ponvi mente che egli va dietro al giovane, come va il cane dietro a la cagna, che non può passar per via che egli non gli vada dietro. O fuoco pennace, che non discendi tu sopra questi tali! O maledette madri e anche voi padri, che stamane non ci avete portato tutti i vostri figliuoli! Turbat consilia ec.: turba i consigli di coloro che avrebbero li intelletti alti e grandi ; i quali consigli gli riduce ai piacer loro, e non a le cose ragionevoli. Dure imperiosos. Tutto si vorrebbe che fosse dolce e morbido nella casa, ed egli è tutto il contrario. Egli è iracondo, egli è superbo, egli è temerario; egli teme e non teme; cioè, che ciò che fa, fa alla pazzesca. [...] Eglino hanno errato dal ventre; — perché hanno imparato dal padre loro, che è sodomita. Eglino hanno errato dal ventre, — dice David ai Taliani. [...] A Sodoma tu vedi qui: fanciulli, giovani e vecchi, ognuno era involto in quello peccato. Sai perché v’ erano infino ai fanciulli ? Perché dice [la Scrittura, ndR]: — Chi tocca la pece s’imbratta. — Così era di costoro; che perché usavano coi giovani e coi vecchi, erano contaminati anche i fanciulli, si che per la mala usanza erano corrotti in questo peccato. Questi sodomiti sono colmi di falsità. Hanno tre intelletti: Primo, lusinghe. Secondo, promesse. Terzo, forze, minacce ed infamie. [...] si è zolfo, che sono parole puzzolenti; chè come lo zolfo puzza, così puzzano le parole che di ciò si fanno; che non valendo le lusinghe e le promesse ci viene poi alla cattiveria delle parole minacciose, e talvolta dopo le minacce si viene alle forze; e peggio, che dopo le forze si viene a la infamia, (alla calunnia, ndR): sempre si va di male in peggio. [...] Il cuore loro, è come di serpenti velenosi. [...] La paura e la temenzia mi cresce forte: io sto pure a udire, e io odo per tutta la città le grida insino nei letti [...]».
Il sermone è di 30 pagine, dunque ci fermiamo qui.
Per approfondimenti studiare la Casti Connubii.
Definizione vera e cattolica del rapporto contro natura: «Come già abbiamo notato, esiste una specie distinta di lussuria là dove si riscontra uno speciale disordine, che rende ripugnante l'atto venereo. E questo può avvenire in due maniere. Primo, perché ripugna alla retta ragione: il che si riscontra in tutti i peccati di lussuria. Secondo, perché oltre ciò ripugna allo stesso ordine naturale e fisiologico dell'atto venereo proprio della specie umana: e questo si chiama peccato, o vizio contro natura. Ciò può avvenire in più modi. Primo, quando senza nessun commercio carnale si procura la polluzione per il piacere venereo: e questo è il peccato di immondezza, che alcuni chiamano mollezza (o masturbazione). - Secondo, praticando la copula con esseri di altra specie: e questo si chiama bestialità. - Terzo, accoppiandosi con sesso indebito, cioè maschi con maschi e femmine con femmine, come accenna San Paolo scrivendo ai Romani: e questo è il vizio della sodomia. - Quarto, non osservando il modo naturale della copula; o non usando i debiti organi; o adoperando nell'atto altri modi mostruosi e bestiali» (San Tommaso d'Aquino, Somma teologica, II-II, q. 154, a. 11 co.).
In foto il Santo mentre sana gli infermi morali, mentali e fisici mostrando il Sacro Nome di Gesù.
a cura di CdP