Oggi la qualifica di conservatore fa paura, e nessuno la vorrebbe anche quando ogni atto della sua vita, palese o occulto, tende a un unico fine: far sì che nulla di nuovo turbi quell’ordine nel quale si è trovato il benessere per se stessi, indipendentemente dal disagio altrui. Ma crediamo che Guido Borsaro, il noto scrittore cattolico, di cui abbiamo or ora terminato la lettura di alcuni Breviari non rifiuterà la qualifica di conservatore. Perché dalle sue opere trapela costantemente la preoccupazione d’insegnare alle nuove generazioni ciò che le precedenti hanno fatto o detto di buono. Non conservazione d’interessi e di privilegi dunque, ma di virtù e di bontà. Crediamo che l’Italia in tale campo abbia assai più bisogno di conservatori che di progressisti... Ma quanti ascolteranno le semplici e luminose parole che a nostra consolazione ci offrono i libri di Guido Borsaro? Noi ci auguriamo che in campo cattolico, l’unico dove si vive e si lotta ancora per il lievito spirituale della vita, lo scrittore modenese possa annoverare molti lettori. Avvenire d’Italia 25 X 1947
La velocità di scaricamento delle immagini può variare in base alla connessione internet utilizzata. Per scaricare il libretto in pdf cliccare qui. Per inviare una donazione a Sursum Corda cliccare qui. «Nessuno al mondo vorrà mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessità di crearsi una posizione solida... Quelli poi che sono avari più degli altri, non ammetteranno mai di esserlo, e il bello è che, in coscienza, sono proprio convinti di non esserlo! L’avarizia è una febbre maligna, che più è forte e bruciante e più rende insensibili» (San Francesco di Sales, «Filotea»).
La velocità di scaricamento delle immagini può variare in base alla connessione internet utilizzata. Per scaricare il libretto in pdf cliccare qui. Per inviare una donazione a Sursum Cordacliccare qui. «Nessuno al mondo vorrà mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessità di crearsi una posizione solida... Quelli poi che sono avari più degli altri, non ammetteranno mai di esserlo, e il bello è che, in coscienza, sono proprio convinti di non esserlo! L’avarizia è una febbre maligna, che più è forte e bruciante e più rende insensibili» (San Francesco di Sales, «Filotea»).