Alcune settimane or sono, il mio amico e fratello in Cristo, il Sacerdote Don Pasqualino Rinaldi, mi pregò di dare uno sguardo a due codici manoscritti cartacei conservati nell’odierno archivio della sua Parrocchia di S. Tommaso a Capuana, in S. Caterina a Formiello. Uno porta il titolo: «Storia dei Martiri di Otranto» di facciate 234 (non numerate) di cui solo 82 sono scritte. Vi son riportati documenti di diversa natura, riguardanti la storia del culto dei Beati Martiri, uccisi in Otranto dai Turchi il 14 agosto 1480. L’altro codice, di facciate 156, (non numerate) di cui 94 contengono, come dice il titolo, la «Storia del Convento di S. Caterina a Formiello». Fui pregato di trascrivere e passare a macchina il contenuto del primo codice, con la speranza di portarlo alla conoscenza delle persone colte. Accintomi al lavoro, ebbi un’idea: Non sarebbe meglio, nell’imminente celebrazione del 5° Centenario del glorioso martirio del Beato Antonio Primaldo e Compagni, farne conoscere le gloriose gesta ai fedeli, la storia del loro culto liturgico, con la speranza di vederlo accresciuto fino a poter vedere non lontano il giorno della loro solenne Canonizzazione da parte del Vicario di N. S. Gesù Cristo? Don Pasqualino aderì subito alla mia proposta; così io mi diedi a preparare le pagine che ora licenzio alla stampa. Posso assicurare il lettore, anche il più esigente, che il mio lavoro non risentirà la fretta che mi ha tenuto inchiodato al tavolino notte e giorno, perché io, seguendo l’aureo ed autorevole suggerimento di un mio veneratissimo Maestro, lascio parlare i documenti. Dicano quel che vogliono gli ipercritici; è sempre vero che: «Contro i fatti, non v’è ragionamento che valga». Vogliano i Beati Martiri intercedere presso il trono di Dio, perché il nostro popolo, non cedendo alle lusinghe di un mondo che va sempre più alla deriva e, perciò, verso la morte e non la salvezza, non rinneghi quella fede, per la quale essi sparsero, col canto sul labbro, il proprio sangue nel memorando 14 agosto del 1480, sul clivo della Minerva, nell’antichissima e gloriosa città di Otranto. G. M.
La velocità di scaricamento delle pagine può variare in base alla connessione internet utilizzata. Per scaricare il PDF del libro cliccare qui. Per inviare una donazione a Sursum Corda cliccare qui. «Nessuno al mondo vorrà mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessità di crearsi una posizione solida... Quelli poi che sono avari più degli altri, non ammetteranno mai di esserlo, e il bello è che, in coscienza, sono proprio convinti di non esserlo! L’avarizia è una febbre maligna, che più è forte e bruciante e più rende insensibili» (San Francesco di Sales, «Filotea»).
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