«Oh bel sole!». Un pastorello, sorvegliando un branco di pecore pascenti sul declivio del monte, canta canta. Ha la gioia nel cuore in quel tripudio di luce, di sole, di colori. Ad un tratto, per un’eclissi totale, si trova di colpo immerso nel buio: quella notte improvvisa lo riempie di sgomento e il povero fanciullo si pone a piangere e a gridare. Ma non si sente rispondere che il belare prolungato delle pecore, impaurite anch’esse, di quel buio insolito. Al riapparire del sole, trionfante di luce, quel bimbo, per nuova sorpresa, cessa il pianto e gettandosi in ginocchio gli manda un bacio gridando: «Oh bel sole!». Questo grido non esce più dai nostri cuori. Siamo degli abituati. L’abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni: non vi prestiamo attenzione, non ne rimaniamo scossi... Ma a pensarci, una meraviglia! Quando, nella notte, il buio incombe sulle cose come una cappa di piombo, tutto è uniforme, tutto ugualmente nero, monotono, triste. Il primo albore incomincia a farti distinguere le cose; poi ciascuna d’esse prende forma e vita sotto i tuoi occhi, ti appare nella sua fisonomia: alberi, case, persone, il verde dei prati, i mille colori dei fiori... E quando si alza il re della luce, il sole, allora quelle cose prendono un aspetto di gaiezza e ti ridono sotto gli occhi. Se mancassero la luce e il sole sarebbe la notte nera, la morte...
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Per inviare una donazione Cliccare qui. «Nessuno al mondo vorrà mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessità di crearsi una posizione solida... Quelli poi che sono avari più degli altri, non ammetteranno mai di esserlo, e il bello è che, in coscienza, sono proprio convinti di non esserlo! L’avarizia è una febbre maligna, che più è forte e bruciante e più rende insensibili» (San Francesco di Sales, «Filotea»). Per scaricare il PDF cliccare qui.
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