L’uomo possiede nella sua parte spirituale due grandi facoltà: l’intelligenza, che tende alla conoscenza e la volontà, che tende al bene. Da questa seconda facoltà procede la vita affettiva da cui nasce l’amore. È questa la più grande forza dell’uomo, la molla potente che lo rende capace delle più grandi imprese. Purtroppo però la natura decaduta, ci porta molte volte a scambiare il falso con il vero, il male con il bene, per cui la volontà è soggetta a pericolose deviazioni. Per questo l’amore deve essere ben indirizzato e regolato. È come un torrente impetuoso: arginato e controllato, reca immensi benefici; abbandonato a se stesso, semina la rovina e la morte. La possibilità di amare, prerogativa concessa solo all’uomo tra tutti gli esseri della terra, è quella che lo avvicina maggiormente a Dio suo Creatore, perché la vita è un dono di amore e il fine dell’esistenza è «amare Dio sulla terra» per eternare poi questo amore nel cielo. Tra tutte le virtù che adornano l’anima, l’amore o carità, è la più importante. È un po’ come il sole tra le stelle, le fondamenta senza di cui un edificio non si regge, la radice senza della quale foglie e fiori non hanno alimento e vita. Anche la carità, in quanto virtù soprannaturale, come la fede e la speranza, è un dono che riceviamo direttamente da Dio nel S. Battesimo. Spetta però a ciascuno di noi difendere e aumentare questo tesoro, mediante l’esercizio della virtù stessa. Essa viene definita: «Una virtù soprannaturale, infusa da Dio nell’anima nostra, per la quale amiamo Dio per se stesso, sopra ogni cosa, e il prossimo come noi stessi per amor di Dio». (Qui la definizione di amore data da Gesù). Dio lo dobbiamo amare perché è il sommo Bene, Creatore e Signore di tutte le cose, nostro Redentore e Salvatore, oggetto del nostro amore e della nostra felicità per tutta l’eternità. Il prossimo invece lo dobbiamo amare perché tutti gli uomini sono figli di Dio, pagati a prezzo di sangue da Gesù sulla croce, chiamati con noi alla gloria del Paradiso. Siccome poi il più prossimo a noi, siamo noi stessi, così dobbiamo amarci rettamente, curando soprattutto la nostra eterna salvezza.
Antonio M. Alessi
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Per inviare una donazione Cliccare qui. «Nessuno al mondo vorrà mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessità di crearsi una posizione solida... Quelli poi che sono avari più degli altri, non ammetteranno mai di esserlo, e il bello è che, in coscienza, sono proprio convinti di non esserlo! L’avarizia è una febbre maligna, che più è forte e bruciante e più rende insensibili» (San Francesco di Sales, «Filotea»). Per scaricare il PDF cliccare qui.
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