Don Abbondio, chi non lo conosce? Tra le figure di sacerdoti dipinte dal Manzoni è la più popolare, più di quella di Fra Cristoforo o del Cardinal Federigo. Questi sono la luce, Don Abbondio è l’ombra. Eppure il grande scrittore lombardo nella sua delicatezza di cristiano e nel suo bonario umorismo, non volle calcare troppo la mano e ispira al suo lettore, più che disprezzo, compassione per il povero Don Abbondio, il prete pauroso e gretto, inferiore alla sua missione di ministro di Dio. Altri romanzieri invece, ostili alla Chiesa, non si sono peritai di lasciar fluire dalla penna le descrizioni più torve di preti dissoluti o intriganti, e hanno trovato buon gioco presso il pubblico dei loro lettori, dato che l’uomo, per natura sua, è più pronto a scorgere negli altri il male anziché il bene. Ma lasciando da parte i romanzi, qual è la realtà ? La realtà è questa: vi sono dei sacerdoti santi, ve ne sono dei mediocri, e, bisogna riconoscerlo, ve ne sono anche degli indegni. Ora questa realtà fornisce a molti l’appiglio per resistere alle insistenze benevole e amorevoli di persone amiche, perchè lasciata la via dell’errore, del male o dell’irreligione, vogliano avviarsi per quella della verità e del bene, della religione: «Mi deciderei a farmi cattolico, o a praticare la religione... ma quegli scandali! quella condotta dei preti!». Può darsi che abbiano realmente incontrato qualche prete scandaloso; può darsi, ed è più frequente, che avendo già la testa piena di pregiudizi in seguito a quello che hanno letto o udito, si siano lasciati impressionare da qualche difetto esterno, osservato nei sacerdoti, e il loro giudizio è fatto e radicato. La cosa è psicologicamente comprensibile. E perciò la risposta più esauriente ed efficace alla loro difficoltà l’avrebbero se avvicinassero e frequentassero un santo sacerdote (che per essere santo deve essere anzitutto antimodernista, ndr): e non sarebbe necessario cercare un prete di santità straordinaria, uno di quelli come Don Bosco o Don Orione, di cui si dice semplicemente: «È un santo!». Basterebbe cercare uno di quelli di cui i buoni fedeli dicono: «È un santo sacerdote». E non sono poi tanto rari (l’Autore scrive nel 1942, prima della guerra mossa dal Vaticano Secondo anche contro il Sacerdozio cattolico, ndr). Restando a contatto con lui per qualche tempo, la difficoltà svanirebbe da sè. Sarebbe una soluzione psicologica. Ma in queste pagine noi vogliamo vedere quale sia il valore logico dell’obiezione: dal fatto cioè che vi siano dei cattivi preti, si può dedurre che sia cattiva o falsa la religione che predicano, o ci si può ritrarre dall’obbligo di praticarla?
L’Autore Carlo Bozzola
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A cura di CdP.