Questo [ossia le conseguenze del compimento o dell’omissione delle opere di giustizia sociale] Noi rileviamo anche rispetto ad alcune nuove e pericolose dottrine e tendenze, che trovano buon viso e sequela fra non pochi giovani che si professano cattolici. Vogliamo sperare che coloro, i quali si lasciano trasportare da siffatte idee, siano mossi da rette intenzioni: Ci vediamo però nella necessità di rammentar loro la grave ammonizione del Nostro immortale Predecessore Pio XI nella sua Enciclica «Quadragesimo anno»: «Qui apostoli esse volunt inter socialistas, christianam veritatem plenam atque integram aperte et sincere profiteantur oportet, neque ulla ratione erroribus conniveant. Id imprimis satagant, si vere Evangelii praecones esse velint, ut socialistis ostendant eorum postulata, quatenus iusta sunt, ex principüs christianae fidei multo validius defendi et ex viribus christianae caritatis multo efficacius provehi». [Quelli, infatti, che vogliono essere apostoli tra i socialisti, devono professare apertamente e sinceramente, nella sua pienezza e integrità, la verità cristiana, ed in nessuna maniera usare connivenza con gli errori. Che, se veramente vogliono essere banditori del Vangelo, devono studiarsi anzitutto di far vedere ai socialisti che le loro rivendicazioni, (per quel poco che) hanno di giusto, si possono molto più validamente sostenere coi princìpi della fede cristiana e molto più efficacemente promuovere con le forze della cristiana carità]. La Chiesa, società universale dei fedeli di ogni lingua e di ogni popolo, ha la sua propria dottrina sociale, da lei profondamente elaborata dai primi secoli all’età moderna, e nel suo svolgimento e perfezionamento studiata da ogni lato e sotto ogni aspetto. Il valore e la dignità della natura umana, redenta ed elevata all’ordine superiore dal sangue di Cristo e dalla grazia divina che la destina al cielo, stanno permanentemente innanzi agli occhi della Chiesa e dei cattolici, che sono sempre gli alleati e i propugnatori di ciò che è secondo natura; e perciò hanno ritenuto ognora come fatto innaturale che una parte del popolo, - chiamata con duro nome, che ricorda distinzioni romane antiche, «proletariato» - debba rimanere in una continua ed ereditaria precarietà di vita. Essi [i veri cattolici] possono rivendicare a sé l’onore di aver combattuto in prima fila ogniqualvolta si è trattato di mitigare o migliorare quell’infimo stato del popolo per via legislativa. Ma la Chiesa, amica e custode com’è di ogni benessere familiare, pur lodando e accogliendo i provvedimenti di aiuto e di sollievo, tende, di là da essi, al raggiungimento di un ordine economico, che per la sua stessa struttura crei alla classe lavoratrice una condizione sicura e stabile: tutto ciò secondo le massime della giustizia sociale espresse ed esposte dal medesimo Nostro Predecessore: «Sua igitur cuique pars bonorum attribuenda est: efficiendumque, ut ad boni communis seu socialis iustitiae normas revocetur et conformetur partitio bonorum creatorum, quam hodie ob ingens discrimen inter paucos praedivites et innumeros rerum inopes gravissimo laborare incommodo cordatus quisque novit». [A ciascuno dunque si deve attribuire la sua parte di beni e bisogna procurare che la distribuzione dei beni creati, la quale ognuno vede quanto ora sia causa di disagio, per il grande squilibrio fra i pochi straricchi e gli innumerevoli indigenti, venga ricondotta alla conformità con le norme del bene comune e della giustizia sociale.]. Le vie a questa meta i Papi in Atti molteplici e gli uomini cattolici di dottrina e di azione sociale hanno luminosamente additate con non minor forza di convincimento che maturità di riflessione e di giudizio. Ma ciò che più importa è che la comunanza dei fedeli nell’ampia opera sua non dubiti di porre risolutamente e coraggiosamente in pratica i princìpi della dottrina sociale della Chiesa e sappia difenderli e propagarli; cosicché - come notavamo dapprima circa la discrepanza tra la cognizione religiosa e il fatto religioso - non abbia qui a verificarsi che le vedute sociali dei cattolici siano forti e la loro azione sociale debole. A nessun fedele sia dato motivo od occasione di ricorrere ad altri maestri di dubbia fede e di falsa scienza [i socialisti] e di cercare altrove ciò che la Chiesa copiosamente offre: il campo, il disegno, l’ordine, l’esempio di attività sociale e di cristiana carità per la salvezza del genere umano dalla sua profonda miseria e per il suo rinnovamento nello spirito e nella forza di Gesù Cristo.
[Dal Discorso di Sua Santità Pio XII ai parroci ed ai quaresimalisti di Roma, martedì 23 febbraio 1944; cf. Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, V, Quinto anno di Pontificato, 2 marzo 1943 - 1° marzo 1944, pp. 185-207. Tipografia Poliglotta Vaticana. Documento ricco di infallibili sentenze ed attualissimo].