• Narra il P. Patrignani che in Messina vi fu un nobile fanciullo chiamato Domenico Ansalone. Soleva questi visitare spesso in certa chiesa un’immagine di Maria, la quale teneva in braccio Gesù bambino di rilievo, che l’aveva di sé tutto innamorato. Or Domenico venne a morte. Cercò a’ genitori con tanto desiderio che gli avessero fatto venire l’amato Bambino. Ne fu consolato, ond’egli tutto contento lo collocò nel suo letto. E sempre amorosamente rimiravalo, e da quando in quando or rivolto al Bambino gli dicea: «Gesù mio, abbi pietà di me»; or rivolto agli astanti: «Mirate, dicea, mirate com’è bello questo mio Signorino!». Nell’ultima notte di sua vita chiamò i genitori, e avanti di loro prima disse al santo Bambino: «Gesù mio, io vi lascio mio erede»; e poi pregò il padre e la madre che di certa piccola somma di danaro ch’egli tenea ne facessero celebrare nove Messe dopo la sua morte, e col resto facessero una bella vesticciuola al suo erede bambino. Prima di spirare poi, alzando gli occhi in alto con viso allegro, disse: «Oh quanto è bello! oh quanto è bello il mio Signore!». E così dicendo spirò.
• Riferisce il P. Nadasi che, essendosi introdotta in un monastero la divozione di mandare attorno per le religiose l’immagine di Gesù bambino un giorno per ciascuna, una di quelle vergini a cui toccò la sua giornata, dopo lunga orazione venuta la notte prese l’immagine e la chiuse in un picciolo armario. Ma appena postasi a riposare sentì che ’l santo Bambino picchiava all’uscio di quell’armario: levossi allora ella dal letto e collocata di nuovo l’immagine sull’altarino orò per molto altro tempo. Indi ritornò a chiuderlo; ma il Bambino ritornò a bussare. Di nuovo ella lo cacciò ed orò. Finalmente, stanca dal sonno, presane la licenza, si ripose a letto e dormì sino al far del giorno, e svegliata benedisse quella notte passata in santa conversazione col suo Diletto.
Da Sant’Alfonso, «Esempi di Gesù Bambino», esempio numero VII ed esempio numero IX.