Per astrologia intendiamo la pretesa scienza dell’influsso degli astri sulle vicende umane. L’astrologo pretende di prevedere il futuro di una persona, o di qualche suo atto e/o coinvolgimento, consultando gli astri. Patria dell’astrologia - arte decisamente pagana - furono la Mesopotamia, la Persia e l’Egitto.
Il Sinodo 1° di Toledo, al can. 15 del Symbolum recita: «Se qualcuno reputa di dover credere all’astrologia ... sia anatema» (Denz. n° 205). Lo stesso nel Libellus in modum symboli.
Il 1° Sinodo di Braga, al can. 10 degli Anathematismi praesertim contra Priscillianistas recita: «Se qualcuno crede che le dodici costellazioni stellari, che gli astrologi sono soliti osservare, siano disposte in relazione alle singole membra dell’anima o del corpo ... sia anatema» (Denz. n° 460).
Nella Lettera Quam laudabiliter a Turribio vescov. di Astorga, Papa San Leone I detto Magno insegna: «[L’empietà dei priscilliani] si immerse persino nelle tenebre della paganità, tanto da collocare attraverso le pratiche sacrileghe occulte e le inutili menzogne degli astrologi la fede religiosa e il comportamento morale nel potere dei demoni e nell’effetto degli astri. Se è lecito credere e insegnare tali cose, non si dovrà né premio alle virtù né pena ai delitti e perderanno l’obbligatorietà tutte le disposizioni non solo delle leggi umane, ma anche degli ordinamenti divini: giacché se una cogente fatalità induce il moto della mente verso l’una o l’altra delle possibilità, e qualsiasi azione umana non è degli uomini, ma degli astri (da essi condizionata, ndR), non ci potrà essere giudizio alcuno né delle azioni buone, né di quelle cattive. ... A ragione i nostri Padri ... istantemente agirono perché fosse respinta da tutta la Chiesa (quest’)empia frenesia: anche i governanti civili hanno allora talmente detestato questa sacrilega stoltezza da abbattere con la spada delle pubbliche leggi il suo autore [Priscilliano] con la maggior parte dei (suoi) discepoli. Infatti vedevano dissolversi ogni vincolo matrimoniale e insieme venir sovvertito il diritto divino e umano, se si fosse permesso a uomini di tal fatta di vivere in qualche luogo professando la loro dottrina. Codesta severità giovò a lungo alla mitezza ecclesiastica, che sebbene rifugga, limitata al giudizio sacerdotale, i castighi cruenti, viene favorita tuttavia da severe disposizioni dei governanti cristiani, giacché talora coloro che temono il castigo del corpo ricorrono al rimedio spirituale». (Denz. n° 283).
Sant’Agostino conclude: «Il buon cristiano deve guardarsi dagli astrologi e da tutti coloro che da empi esercitano l’arte divinatoria, specialmente se predicono il vero: affinché la sua anima, ingannata dal commercio con i demoni, non venga irretita in un patto con essi» ( in II super Gen. ad Litt., 17).
E San Tommaso: «Nessun corpo può agire su una realtà incorporea. Perciò è impossibile che i corpi celesti direttamente agiscano sull’intelletto e sulla volontà: ciò infatti equivarrebbe a negare la differenza tra l’intelletto e i sensi... Se uno quindi si serve dell’osservazione degli astri per prevedere il futuro casuale e fortuito, oppure per predire con certezza gli avvenimenti umani, ciò si deve a un’opinione falsa e menzognera» (S. Th., II-II, q. 95, a. 5). Prosegue ...
di CdP