Vedrai taluno starsene quattro, cinque ore a giocare; se gli domandi: fratello mio, come mai perdi tante ore?. Risponde: mi diverto. Vedrai un altro star mezza giornata per strada, o affacciato alla finestra; dimmi che fai qui? Passo il tempo. E perché, dice il medesimo Santo, perdere questo tempo? Ancorché si trattasse di perdere una sola ora, perché perdere quest’ora che la misericordia di Dio ti concede per piangere i tuoi peccati, e per acquistarti la divina grazia? «Donec hora pertranseat, quam tibi ad agendam poenitentiam, ad acquirendam gratiam miseratio conditoris indulserat». Oh tempo disprezzato dagli uomini, mentre vivono, quanto sarai desiderato in punto di morte, e quanto più nell’altra vita! Il tempo è un bene che solo in questa vita si trova, non si trova nell’altra, non si trova nell’Inferno né si trova nel Cielo; nell’Inferno questo è il pianto dei dannati:«Oh si daretur hora!». Pagherebbero ad ogni costo un’ora, un minuto di tempo, in cui potessero rimediare alla loro eterna rovina; ma quest’ora, questo minuto non l’avranno mai. Nel Cielo poi non si piange, ma se potessero piangere i beati, questo sarebbe il loro solo pianto, l’aver perduto il tempo di questa vita, in cui potevano acquistarsi maggior gloria, e che questo tempo non possono più averlo. Una monaca Benedettina defunta apparve gloriosa ad una persona, e le disse ch’ella stava in Cielo, ed era appieno contenta; ma se avesse potuto mai desiderar qualche cosa era solo di ritornare in vita e di patire, a fine di meritare più gloria; e disse che si sarebbe accontentata di soffrire di nuovo la sua dolorosa e lunga infermità che aveva patito in morte, sino al giorno del giudizio, per acquistare la gloria che corrisponde al merito di una sola Ave Maria. San Francesco Borgia stava per ciò attento ad impiegare per Dio ogni poco di tempo che aveva: quando altri parlavano di cose inutili, egli parlava con Dio coi santi affetti; e talmente si astraeva, che richiesto poi del suo sentimento circa il discorso che si stava facendo, non sapeva che rispondere; di ciò fu corretto, ma egli disse: «Io mi contento più presto di essere stimato rozzo d’ingegno, che perdere il tempo in cose vane». Dice taluno: Ma che male faccio io! Come, non è male perdere il tempo in giochi, in conversazioni, ed in certe occupazioni inutili, che niente giovano all’anima? Iddio forse a ciò ti dà questo tempo, affinché lo perdi? «No - dice lo Spirito santo - Particula boni doni non te praetereat» (Eccl., 14, 14). Quegli operai, di cui scrive san Matteo, non facevano male, ma solamente perdevano il tempo trattenendosi oziosi nella piazza; ma di ciò furono ripresi dal padre di famiglia: «Quid hic statis tota die otiosi?» (Matth., 20, 6). Nel giorno del giudizio Gesù Cristo ci chiederà conto non solo di ogni mese, di ogni giorno perduto, ma anche di ogni parola oziosa: «Omne verbum otiosum... reddent rationem de eo in die iudicii» (Matth., 12, 36). E così parimenti di ogni tempo perduto. Prosegue la prossima settimana ...
(a cura di CdP)