La scorsa settimana scrivevo - usando testualmente la preziosa Divini Redemptoris del Sommo Pontefice Pio XI (19 marzo del 1937) - che il Comunismo è «animato da un certo falso misticismo», «agita gli animi con fallaci promesse», violenta la legge di natura e, finalmente, conquistato il potere «spoglia l’uomo della sua libertà, toglie ogni dignità alla persona umana e ogni ritegno morale contro l’assalto degli stimoli ciechi».
Il Papa prosegue nella solenne - infallibile ed irrevocabile - condanna alla dottrina comunista: «Pericolo tanto minaccioso, ateo, che mira a capovolgere l’ordinamento sociale ed a scalzare gli stessi fondamenti della civiltà cristiana». Il Comunismo proclama all’umanità un «nuovo presunto “Vangelo”, quasi messaggio salutare e redentore!».
Un sistema, come dimostra Pio XI, «pieno di errori e sofismi, contrastante sia con la ragione sia con la Rivelazione divina; sovvertitore dell’ordine sociale, perché equivale alla distruzione delle sue basi fondamentali, misconoscitore della vera origine della natura e del fine dello Stato, negatore dei diritti della personalità umana, della sua dignità e libertà». Il Comunismo è, dunque, «intrinsecamente perverso» e «non si può ammettere in nessun campo la collaborazione con esso da parte di chiunque voglia salvare la civilizzazione cristiana».
Se taluni «indotti in errore cooperassero alla vittoria del Comunismo nel loro paese, cadranno per primi come vittime del loro errore, e quanto più le regioni dove il Comunismo riesce a penetrare si distinguono per l’antichità e la grandezza della loro civiltà cristiana, tanto più devastatore vi si manifesterà l’odio dei senza Dio».
Ma come mai può avvenire che un tale sistema, «scientificamente da lungo tempo sorpassato, confutato dalla realtà pratica, possa diffondersi così rapidamente in tutte le parti del mondo?».
Il Pontefice si interroga sulle cause di questo male e risponde: «La spiegazione sta nel fatto che assai pochi hanno potuto penetrare la vera natura del Comunismo; i più invece cedono alla tentazione abilmente presentata sotto le più abbaglianti promesse». Dietro pretesto di volere solamente «migliorare la sorte delle classi lavoratrici, togliere gli abusi reali prodotti dall’economia (cosiddetta) liberale e ottenere una più equa distribuzione dei beni terreni» (scopi senza dubbio pienamente legittimi), e «approfittando della mondiale crisi economica, si riesce ad attirare nella sfera d’influenza del Comunismo anche quei ceti della popolazione che per principio rigettano ogni materialismo e ogni terrorismo».
Dato che «ogni errore contiene sempre una parte di vero, questo lato della verità che abbiamo accennato, messo astutamente in mostra a tempo e luogo per coprire, quando conviene, la crudezza ributtante e inumana dei princìpi e dei metodi del Comunismo, seduce anche gli spiriti non volgari, fino a diventarne a loro volta gli “apostoli” presso giovani intelligenze ancora poco atte ad avvertirne gli intrinseci errori». Pio XI prosegue: «I banditori del Comunismo sanno, inoltre, approfittare anche degli antagonismi di razza, delle divisioni od opposizioni di diversi sistemi politici, perfino del disorientamento nel campo della scienza senza Dio, per infiltrarsi nelle Università e corroborare i princìpi della loro dottrina con argomenti pseudo-scientifici».
Per spiegare, poi, «come il Comunismo sia riuscito a farsi accettare senza esame da tante masse di operai, conviene ricordarsi che questi vi erano già preparati dall’abbandono religioso e morale nel quale erano stati lasciati dall’economia liberale». Spiega meglio: «Con i turni di lavoro anche domenicale non si dava loro tempo neppur di soddisfare ai più gravi doveri religiosi nei giorni festivi; non si pensava a costruire chiese presso le officine né a facilitare l’opera del Sacerdote; anzi si continuava a promuovere positivamente il laicismo (= eresia, cfr. Quas Primas, ndR). Si raccoglie ora l’eredità di errori dai Nostri Predecessori e da Noi stessi tante volte denunciati, e non è da meravigliarsi che in un mondo già largamente scristianizzato dilaghi l’errore comunista». Inoltre «la diffusione così rapida delle idee comuniste, che si infiltrano in tutti i paesi grandi e piccoli, sicché nessun angolo della terra è libero da esse, si spiega con una propaganda veramente diabolica quale forse il mondo non ha mai veduto».
Un terzo micidiale supporto al diffondersi del Comunismo è «una vera congiura del silenzio in grande parte della stampa mondiale non cattolica. Diciamo congiura, perché non si può altrimenti spiegare che una stampa così avida di mettere in rilievo anche i piccoli incidenti quotidiani, abbia potuto per tanto tempo tacere (e continua diffusamente a tacere, ndR) degli orrori commessi in Russia, nel Messico e anche in gran parte della Spagna, e parli relativamente così poco d’una tanto vasta organizzazione mondiale quale è il Comunismo... Questo silenzio è dovuto in parte a ragioni di una politica meno previdente, ed è favorito da varie forze occulte le quali da tempo cercano di distruggere l’ordine sociale cristiano». [Cfr. anche Dizionarietto di Dottrina politica dei Papi (Ed. L’alleanza italiana, 1960, Vol. 1, pag. 167 segg.)].
Così parlò il Vicario di Cristo; le medesime condanne, se mai il mondo tornerà ad avere un Pontefice formalmente tale, non verrebbero risparmiate agli eredi naturali del Comunismo: i cosiddetti “progressisti”.
Carlo Di Pietro da Il Roma