Proseguiamo il nostro fruttuoso studio al seguito del compianto giurista Carlo Francesco D’Agostino (Nuova Alleanza, Quaderno VIII, pag. 18 segg.).
Dopo aver enunciato i Princìpi Direttivi del Centro Politico Italiano, egli afferma: «Siamo così al vertice dell’impostazione che uno Stato beneficamente strutturato deve avere». È evidente che «non può soddisfarci una “Corte costituzionale” il cui compito sia di far rispettare le norme adottate da una qualsiasi “Assemblea costituente”, quasi i membri di questa dovessero considerarsi onniveggenti infallibili». Tuttavia il dover «presumere, ad un certo punto, una specie di “infallibilità” è inevitabile. Il tradizionale motto dura lex sed lex, e cioè che per quanto imperfetta e onerosa una legge ci vuole, nel senso che vi si debba obbedire, anche a voler poi “mugugnarci su” vita natural durante: tale motto ogni Ordinamento statuale deve farlo proprio».Egli ricorda, «trattasi di un problema nel cui studio anche (una) minima sfumatura di errore può pregiudicare, prima o poi, il perseguimento del fine, che è il Bene comune».
Bisogna affrontarlo «con discernimento assolutamente spassionato, sulla base di approfondite esperienze e (…) senza consentire equivoci sulla portata della soluzione cui si pervenga». Allora «il ragionamento si presenta più semplice di quanto spesso si immagini. Comunque si voglia definire la Politica, si dovrà ammettere che è anzitutto una scienza. “Scienza dello Stato”; “Scienza del Bene comune”; o come meglio riusciate a qualificarla. Occorrerà (quindi) una Cattedra accreditata». Racconta finalmente gli inizi della sua esperienza politica: «Quando, 32 anni or sono (all’inizio anni ’40), ci demmo all’azione politica, nella nostra inesperienza credevamo di poter trovare un Trattato esauriente di detta Scienza. Nostro compito sarebbe stato farne trionfare i saggi dettami». Ma invece: «Delusione! Non esisteva. (…) Dovemmo arrangiarci a spremerci il cervello (…)».
Prosegue: «Nel maggio 1946, trovandoci in Ciociaria per quel poco di campagna che potemmo svolgere a sostegno della nostra Lista per le elezioni del 2 giugno, sulla porta della Chiesa parrocchiale di Isoletta era affisso un bel Manifesto. Era dominato da un’effigie di Gesù il Cristo, e concludeva (con un raccapricciante) “Votate Socialista!”». In quegli anni addirittura il «filosofo di Pescasseroli», poi «Capo del Partito liberale, escì a conclamare che “tutti dobbiamo dirci Cristiani”».
Nel 1921 il «Figlio del Fabbro di Predappio (Mussolini), turno a turno anarcoide, nazionalista, socialista, repubblicano, monarchico e finalmente Dittatore, in piena aula massonica di Montecitorio aveva clamorosamente affermato che “unica idea universalista che partiva da Roma era quella cattolica”, che si rifaceva alla missione svolta ed agli Insegnamenti dati da un altro Figlio di Artigiano».
Il «fatto storico “Chiesa Cattolica”, che in seno all’umanità si protrae da quasi due millenni, richiama l’attenzione di chi con avvedutezza si proponga la ricerca delle vie del Bene umano. Alla base ne è l’universalmente constatata tendenza a porsi il quesito se esista un Essere ultraterreno, a spiegazione dell’esistenza nostra e di tutto il Creato». La risposta più prestigiosa, secondo cui «l’umanità debba rifarsi ad un Dio Creatore, Legislatore, Provveditore e Giudice», la abbiamo «nella Storia e nei Libri del Popolo ebraico, a fronte dei quali nulla regge delle costruzioni (delle invenzioni) religiose dell’antichità».
D’Agostino aggiunge: «Il quesito che esaminiamo si presenta alla nostra mente non come un punto di partenza ma come un punto di arrivo. Parliamo sempre di quanti abbiano veramente a cuore il Bene umano, sia per “amore di sé” che per il proprio prossimo. (…) Come negare che solo un’approfondita indagine su questo piano (di conoscenza) possa far giungere a conclusioni valide in fatto di normativa della Società politica, ossia della Comunità umana organizzata ai fini del Bene comune?».
Dunque: «Il Magistero della Chiesa Cattolica, della Cattedra Dottrinale ardimentosamente istituita dal Figlio dell’Artigiano e da Lui affidata ad un Pescatore, tramandatasi nei secoli con un prestigio non diminuito anche dopo l’irreligioso “secolo dei lumi” (falsi), è un Magistero in cui l’approfondimento della Scienza “profana”, gli studi filosofici, non impegnano meno di quello sul Mistero di Dio. All’Etica politica perviene a coronamento di tutto il Sapere riguardante il mondo di qua. La Cattedra dei Successori di Pietro esprime una realtà storica unitaria, Monumento di Pensiero, Somma Dottrinale, concatenazione - ci si passi il termine - “organizzativa”, che si tramanda per i millenni, da Adamo ad oggi. Il prestigio che le riconoscono (alcuni) Potentati politici è, in ultima analisi, (anche) per la sua Sovranità nel campo del pensiero, e quindi del sapere. È un prestigio (…) cui la ragione riconosce doversi piegare».
Prosegue …
A cura di Carlo Di Pietro da Il Roma