Una giovane donna sui quattordici anni era molto devota della Madonna. Il cuore innocente e sensibilissimo di quella creatura ardeva per Maria, la quale da lei veniva chiamata sempre col dolce nome di Madre. Quando pregava la Madonna per sé e per la famiglia, la giovinetta aveva proprio l’amore negli occhi. Non dimenticava mai - non dico solo il Rosario la sera e la mattina un buon numero d’Ave Maria - ma neppure di volgersi quasi continuamente con infuocate giaculatorie alla buona ed amabile Regina dei cieli. Era, insomma, tutta piena di Maria o, meglio, “tutta Maria” in quel tempo felicissimo della sua vita: «Maria nella mente, Maria nel cuore, Maria sulle labbra». Il profumo celeste di Maria, direi, quasi spirava da tutta la sua delicata e bellissima persona. Ma la Madonna fuggì, se non interamente, almeno in gran parte, da quell’anima fervorosa. Prima il pensiero della giovane donna si allontanò un poco dal cielo per volgersi alle vanità del mondo, poi il cuore cominciò sensibilmente a raffreddarsi, ed in fine quasi divenne ghiaccio. La poveretta lasciò intanto le sue devozioni alla Madonna, anche le giaculatorie, che non le volevano più uscire di bocca. Però quelle devozioni che cosa mai erano, allora, se non l’effetto dell’abitudine contratta da più anni, e non altro? La mente era distratta, il cuore dissipato e freddo, e la bocca macchinalmente pregava. Si capisce che la Madonna non gradiva assolutamente quei Rosari o quelle Ave Maria senza l’attenzione della mente o senza l’infuocato affetto del cuore. Intanto la giovinetta se la passava in questo deplorevole stato, quando, per sua grande fortuna, la famiglia venne colta da un’inaudita sventura. Nelle sventure, ordinariamente, le anime tiepide diventano fervorose ed i peccatori e gli increduli credenti. Sotto il peso della sventura, dunque, la giovane, oramai dissipata e fredda, tornò fervorosa come prima, e l’insolito fervore recò a lei stessa gran meraviglia. Corse ad inginocchiarsi dinanzi ad un’immagine di Maria e pregò. Ma la preghiera non venne esaudita, la famiglia non si liberò dalle strette della sventura. Invece di perdere coraggio, la giovane ne acquistò di più, e, inginocchiata dinanzi a Maria, pregò, pre­gò sempre, e la preghiera era accompagnata da spessissimi singhiozzi e da caldissime lacrime. La Madonna, però, non l’ascoltava. Finalmente una volta la povera pregante, sentendosi il cuore come stretto dentro una mano di ferro rovente, disse a Maria con una speranza saldissima: «Mo­strati almeno una volta Madre, mostrati a me una volta Madre!». Allora la Madonna rispose così: «E tu mostrati a me una volta figlia, mo­strati a me una volta figlia!». Non ci volle altro. La giovinetta capì tutto, e fece proponimento di liberarsi interamente dai pensieri e dagli af­fetti del mondo, che la stavano dannando già in vita e poi certamente in morte, e di ridonare il pensiero ed il cuore alla sua diletta Madre Maria. «Perchè tante giovinette di mente e di cuore dissipate - dice Padre Belmonte - non si volgono a Maria? La delizia della mente nostra e la dolcezza del nostro cuore le dob­biamo trovare e le possiamo trovare solamente in Maria. E guardiamoci dall’onorare Maria con la sola bocca: la Madonna vuole da noi l’interno meglio che 1’esterno; vuole il cuore, non le labbra». La Madonna vuole la pratica della vera fede, non il sentimentalismo; vuole la rigida osservanza, non le fantasie e le opinioni. (Tratto da Giacinto Belmonte cappuccino, Racconti miracolosi, 1887, con permesso dei Superiori, vol. II, pag. 14-16).

A cura di Carlo Di Pietro da ControSenso Basilicata

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