San Francesco di Sales, visitando una volta la sua diocesi, venne avvisato che un povero contadino infermo aveva gran desiderio di vederlo e di ricevere la sua benedizione. Senza perdere tempo, il Santo volò alla casetta di quel fortunato contadino. Al primo vedere il suo Vescovo, l’ammalato cominciò a piangere dirottamente per la grandissima consolazione che di quella visita insperata provò il suo cuore. San Francesco, con quella affabilità che fu in lui un portento del tutto singolare, sedette vicino al letto dell’ammalato e lo benedisse. «Monsignore - disse allora il contadino, colmo il cuore di gioia celeste - vi chiedo una grazia, una grazia sola, e ve la chiedo per amore di quel Dio che vi ha fatto tanto buono». «Dite subito, figlio mio, dite subito - rispose San Francesco di Sales visibilmente commosso». «Ecco, Monsignore, ripigliò il contadino: io desidero di fare con voi la confessione: sono sicuro di salvarmi, se mi confesserò con voi». Poteva il di Sales fare un diniego a quell’anima tanto desiderosa di Dio? Confessò quel moribondo, il quale ricevette l’assoluzione con una contrizione perfettissima. Poi, a confessione finita, il contadino si fece ad interrogare il Vescovo con questa confidenza filiale: «Monsignore, morrò io presto? Che ne dite voi?». San Francesco, sospettando che all’infermo dispiacesse il passare da questo mondo all’altro, cominciò a confortarlo con dirgli parole di rassegnazione alla santa volontà di Dio ed a fargli capire che la morte non deve incutere niente paura ad un cristiana apparecchiatovisi con i santi Sacramenti della Chiesa. Il contadino, sentendo questi ammonimenti e chiaramente comprendendo che San Francesco si era sbagliato nel crederlo pauroso della morte, soggiunse subito: «Monsignore, io non ho paura di morire, ma di non morire». «Non comprendo, ripigliò il Santo: dite che avete paura di non morire? E forse avete delle grandi afflizioni, delle miserie estreme ? Avete forse presa in uggia troppo la vita?». «No, Monsignore, no, rispose con voce ferma l’ammalato: io temo di non morire in questo momento, perché ho paura di non potermi confessare con voi un’altra volta e di non potere avere un’altra volta l’anima piena del desiderio del Paradiso come la ho al presente». San Francesco allora benedisse Dio per aver comunicato a quell’anima di contadino tanta grazia, e senz’altro cominciò a parlare al moribondo delle cose celesti, delle bellezze del Paradiso, dell’amore di Gesù nella celeste Gerusalemme; ma in una maniera del tutto ammirabile. Il contadino era quasi trasfigurato nel volto e specialmente negli occhi alla predica sublime di quel santissimo Vescovo, e in un momento di gioia strabocchevole, abbandonandosi tra le braccia di colui che sì dolcemente gli parlava di Dio e della casa di Dio in cielo, senza dare il minimo segno di dolore o d’ agonia, spirò. Ecco il pastore secondo il cuore di Gesù Cristo! [N° 77, da Racconti Miracolosi, P. Giacinto da Belmonte, 1887, Vol. II, pagine 256-258].
A cura di Carlo Di Pietro