Gli empi e i libertini moderni hanno un odio veramente satanico contro i Santi della Chiesa cattolica, ma specialmente poi contro due. Essi sono Sant’Ignazio di Loyola e San Pietro Martire, domenicano. Hanno inventato luridissime novelle per gettare nel discredito San Pietro, per farlo odiare da tutti, se fosse stato possibile, anche dai cattolici. «Voi certamente non credete ad una cosa accaduta a me stesso. Eccola qui, e se non la credete, tal sia di voi», scrive il Padre Belmonte. Un povero chierico aveva letto le infami invenzioni dei settari contro San Pietro Martire, ne aveva riboccante la testa e le credeva storia vera: proprio come il Vangelo. Quel chierico ebbe l’audacia di dirmi in faccia: «Quando sarò sacerdote io non dirò l’ufficio di San Pietro martire». Ed io - risponde il Padre Belmonte - di rimando subito: «Dovrà essere un gran bietolone di vescovo quello che dovrà ordinarti sacerdote». Intanto questo episodio accenna al grande male che hanno fatto i settari con lo spargimento delle loro infamie contro i Santi del Cattolicesimo. Ma torniamo a San Pietro. Chi era mai? Egli nacque a Verona da genitori infetti della brutta eresia dei Manichei. Quegli eretici (il Padre Belmonte fa presente che erano anche stupidi, ndR) di Manichei ammettevano principalmente due esseri eterni: uno buono ed un altro cattivo. Quella sciocchezza menò una grande strage di anime. Pietro ebbe la provvidenza di essere affidato nei primi anni della sua giovinezza ad un maestro cattolico. Quel santo maestro ebbe premura d’istruire ben bene il fanciulletto nella dottrina cristiana, e specialmente lo fece innamorare del Credo. Quel ragazzino recitava il Credo sempre, e lo recitava con l’affetto e con la devozione d’ un vero angelo. «Che cosa impari tu alla scuola, ragazzo?», gli domandò un giorno un suo zio, anch’ egli manicheo. «Io voglio recitare subito la lezione che imparo alla scuola», rispose Pietro, e gli recitò il Credo. Ma quel sofista dello zio gli volle far osservare che le parole del credo «Creatore del cielo e della terra» non erano esatte, giacché, egli diceva, «Iddio è semplicemente Creatore delle cose spirituali», mentre il mondo visibile venne fatto, secondo i Manichei, da un essere cattivo. Tutto fu inutile. Pietro per risposta recitò di nuovo il Credo a quello zio sciagurato. All’età di quindici anni Pietro entrò nell’Ordine di San Domenico. L’innocenza dei costumi, il desiderio della mortificazione, l’amore alla preghiera e al lavoro, l’odio all’ozio, subito fecero di quel giovane un modello di religioso. Asceso al sacerdozio, venne destinato dai superiori a spargere in mezzo ai popoli il tesoro della divina parola. Convertì presto un gran numero di peccatori e di eretici, specie nelle Romagne, nella Marca d’Ancona e nel Milanese. Siccome era il vero flagello dei Manichei, quegli sciagurati eretici decisero di farlo morire. Un giorno da Milano si recò a Como, e gli eretici decisero d’ucciderlo quando avrebbe fatto ritorno a quella città. Difatti, nel ritorno da Como, un manipolo d’assassini uscirono da un’imboscata e gli sfracellarono la testa a colpi di scure. Egli ebbe tempo di recitare il suo Credo, e poi, ricevuto anche nel fianco un colpo di pugnale, spirò. Il fatto accadde il 6 aprile del 1252. La Chiesa cattolica infallibilmente onora Pietro sugli altari. Ecco il Santo calunniato dai settari e dagli increduli. Ma ora ci viene a proposito una riflessione: Quei cattolici che sono più calunniati dalla setta si debbono tenere per i più grandi figli della Chiesa. Ordinariamente la calunnia dei settari è la misura della grandezza dei figli Gesù Cristo. (Tratto da Giacinto Belmonte cappuccino, Racconti miracolosi, 1887, con permesso dei Superiori, vol. II, pagine 522 - 525).

A cura di Carlo Di Pietro

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