Il Saluto Angelico sarà l’oggetto di questa nostra considerazione. Ricordiamolo, illustriamolo, commentiamolo. L’Angelo mandato da Dio a Maria fu Gabriele. Il suo nome etimologicamente vuol dire forza di Dio. Non fu questa la prima apparizione di Gabriele. Dal libro di Daniele risulta che si manifestò più volte a quel profeta, sotto forma di uomo alato per spiegargli il vero senso delle settanta settimane che dovevano trascorrere prima della venuta del Messia. San Luca, nel capo stesso in cui narra l’Annunciazione a Maria, ci fa sapere che Gabriele era già prima apparso a Zaccaria, per annunciargli che sarebbe diventato padre del precursore. Con Zaccaria si manifestò in questi termini: «Io sono Gabriele che sto alla presenza di Dio». è quindi uno dei sette spiriti che stanno davanti a Dio, per ricevere e mandare a esecuzione i Suoi ordini. Per l’annuncio del mistero riguardante l’Uomo-Dio, Gabriele viene chiamato «L’Angelo dell’Incarnazione». Gabriele apparve a Maria (prosegue a pagina 8) in forma di uomo. Altrimenti non si capirebbe come sia «andato da Lei» come abbia «parlato con Lei», come «sia partito da Lei». Quale però sia stato l’aspetto assunto dall’Angelo il Vangelo non dice: si suppongono nell’Angelo forme umane comuni. Quando l’Arcangelo entrò da Maria, in quel momento era immersa nell’orazione e nella contemplazione dei divini misteri. L’Annunciazione fu conveniente, dava occasione a Maria di esercitare le più elette virtù. L’Angelo delle tenebre aveva col suo intervento iniziato l’opera della nostra caduta. Conveniva che un altro Angelo, Angelo di luce, trattasse con un’altra donna per la nostra salute. L’annuncio angelico si distingue in tre parti distinte. L’Angelo rivolge il saluto a Maria; al saluto segue l’annunzio del mistero, al mistero il consenso di Maria.
• Il saluto è una lode altissima alla Madonna, meravigliosa, singolare. Le dice: «Ave piena di grazia, il Signore è con te, la benedetta fra le donne». Mirabile forma di saluto e di benedizione, esclama sant’Ambrogio, formula, a cui nessuna uguale si legge nelle Scritture, nessuna uguale fu trovata mai; formula solo riservata a Maria. L’Angelo infatti chiama Maria piena di grazia. Veramente anche santo Stefano negli atti Apostolici è chiamato pieno di grazia, ma ben altre erano le pienezze di Maria. Come pieno di liquore si dice un bicchiere, pieno ancora di quel liquore si dice un gran vaso; pieno d’acqua un canale, pieno un fiume, pieno un lago, pieno il mare; cosi pieno di grazia. Pieno santo Stefano, piena Maria, ciascuno però secondo la propria capacità, capacità che è poi corrispondente all’ufficio che devono esercitare. La capacità di Maria era ben maggiore della capacità di santo Stefano, perché l’ufficio a cui la Madonna era destinata era ben più sublime di quello di santo Stefano. Il Signore è con te, soggiunse l’Angelo. Dio propriamente è dappertutto, e col Suo onnipotente contatto è fonte di ogni essere e di ogni bene. Tocca il sole e lo fa splendere di luce; tocca la terra e la fa germogliare, tocca gli animali e li fa vivere, tocca l’angelo e lo ammanta di splendore e di bellezza. Dio è dappertutto. Dio è con tutti. A Maria particolarmente si dice Dominus tecum, perché, come spiega san Bernardo, (...) Dio è particolarmente con Maria non solo perché nessuno mai in terra conobbe Dio come Ella lo conobbe, o così fu a Lui di pensiero e di volontà unito come Lei, ma anche per questa ragione, che Dio congiunse a Sé anche la di Lei carne perché della sostanza di Dio e della sostanza della Vergine si formasse il solo ed unico Gesù Cristo.
• Benedetta fra le donne. Fra tutte le creature è benedetta Maria, di tutte la più santa, è colei che, tolta la maledizione, diede la benedizione; è la più illibata fra le Vergini, è la più umile di tutte le creature, la più grande di tutte le donne. Il mistero..... «Ecco che concepirai e darai alla luce un figlio, grande, figlio dell’Altissimo, lo chiamerai Gesù». Quel Nome solo era tutta una rivelazione. In quel Nome erano compendiati tutti e due i Testamenti, le speranze e le promesse dell’Antico e le grazie del Nuovo. Quel Nome contiene la dignità, la grandezza, la missione di questo grande Figlio, il Salvatore. Pronunciato la prima volta in terra da labbra angeliche, dovette certo risuonare come musica celeste al cuore di Maria. Questo Gesù sarà grande come è grande Dio. Gesù sarà grande anche come un Uomo; grande Maestro, grande Profeta, grande Taumaturgo. Si chiamerà e sarà veramente il Figlio dell’Altissimo. Fonderà un regno eterno. Ecco rivelato il grande mistero, ecco Maria edotta della sua alta dignità. Ella sarà la madre del Messia. Poi l’Angelo tace: E l’Angelo la tranquillizza, dicendole che il concepimento sarà dallo Spirito Santo.
• Il Consenso. Maria vede di non poter resistere più alla volontà divina. L’Angelo ad aprire il cuore della Vergine ad una gioia più viva, Le comunica la maternità di Elisabetta... Dio era stato inoltre omnipotente... Non erit impossibile apud Deum omne Verbum... Allora Maria acconsente dicendo: «Ecco l’ancella del Signore; si faccia di me secondo la tua parola». Dire che queste parole sono le più sapienti, le più sante e insieme le più potenti uscite dal labbro umano, è dire certo poca cosa. È la parola della fede; Maria ha creduto all’Angelo ed al mistero. È la parola dell’umiltà; Maria si dichiara ancella del Signore, mentre diventa madre. È la parola dell’ubbidienza che si sottomette docilmente a quanto il Signore comanda. È la parola della pietà che implora, e prega. Nel colloquio con l’Angelo Maria dimostrò una rara prudenza, un amore impareggiabile per la verginità. E dietro questa solenne manifestazione di umiltà, di fede, di ubbidienza, di pietà, di prudenza, di verginità, non è difficile intravedere il cuore di Maria ardente di una carità da altri mai raggiunta. La sua adesione ai divini decreti diventa l’esordio del trattato di pace fra il cielo e la terra, pace attesa e sospirata da secoli. Dall’Annunciazione dobbiamo ricavare alcuni frutti, alcuni ammaestramenti. Le vergini devono avere, in primo luogo, in altissima stima il tesoro della verginità. Maria era disposta a rinunciare all’altissima dignità di Madre di Dio, se questo le avesse imposto il sacrificio del candore verginale. Imparate tutti a sottomettervi ai divini voleri con l’osservanza fedele dei santi comandamenti, con l’ubbidienza ai superiori, con l’osservanza delle leggi sante. Quando recitate l’Ave Maria ... tenete presente che ricordate alla Madonna uno dei più bei giorni, anzi il più bello della sua vita, uno dei giorni più importanti nella storia dell’umanità, e che voi fate la parte dell’Angelo innanzi a Lei. Devotamente tre volte al giorno recitate poi l’Angelus Domini a Maria. Imparate infine da Maria la virtù della prudenza. La virtù della prudenza è estremamente necessaria per tutti.
(Sermone tratto da Houdry-Porra, Prontuario del Predicatore, Volume VI, Discorsi di circostanza, Milano, Libreria Editrice Arcivescovile Giovanni Daverio, Imprimatur 1934, da pag. 268 a pag. 272).