Sono due verginità che si sono unite quindi per conservarsi l’un l’altra eternamente, mediante una certa corrispondenza di desideri pudichi, e ci rammentano due astri che non entrano in unione, se non perché intrecciano la loro luce. L’esempio si ripeterà nella storia. Santa Cecilia e Valeriano, due sposi, due vergini e due martiri. Santa Pulcheria e Marciano, due sposi e due vergini. Sant’Enrico e santa Cunegonda, lo stesso. Continua il Bossuet: Chi potrebbe mai ridire l’amore coniugale di questa coppia fortunata? Poiché, o santa verginità, le tue fiamme sono altrettanto più forti, quanto più sono pure ed indipendenti; il fuoco della mollezza umana non potrà mai uguagliare l’ardore che accompagna i santi abbracci degli spiriti stretti insieme dall’amore della purezza. In Maria e Giuseppe, l’amore è celeste, poiché le sue fiamme miravano alla conservazione della purezza. Ditemi, o Giuseppe, che cosa è che voi amavate in Maria? Ah! Certamente non era la bellezza mortale, ma quell’altra bellezza nascosta ed interiore, di cui la verginità era l’ornamento più prezioso. La purità di Maria era l’oggetto della devozione di Giuseppe; il suo amore coniugale batteva quindi vie nuove, era divino e spirituale. Oh! Coniugio! Ti rifletti nella società umana. E fiorisca qui il matrimonio cristiano. Quel matrimonio, che è illuminato e sorretto dalle parole e luci celesti, che deve essere fedele, casto, amoroso! (Omelia tratta da Houdry- Porra, Prontuario del Predicatore, Volume IV, Parte prima, Milano, Libreria Editrice Arcivescovile Giovanni Daverio, Imprimatur 1934, pag. 515 ss).
Prontuario del Predicatore
Il matrimonio verginale ed amoroso della Vergine Maria e di san Giuseppe
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