Disse il padre Daniele: «Il padre Arsenio ci raccontò questa storia come accaduta ad un altro, ma probabilmente era lui stesso. Giunse una volta a un anziano seduto nella sua cella una voce: – Vieni e ti mostrerò le opere degli uomini. Egli si alzò e uscì. Lo condusse allora in un luogo ove gli mostrò un etiope che tagliava legna e ne faceva una grande catasta. Tentava poi di portarla, ma non vi riusciva. Invece di toglierne una parte, ricominciava a tagliare legna e ad aggiungerla al mucchio. Così fece a lungo. Procedettero un po’ e gli mostrò un uomo che attingeva acqua da un pozzo per versarla in un recipiente forato che riversava la stessa acqua nel pozzo. Gli dice ancora: – Vieni, ti mostrerò un’altra cosa. E vede un tempio e due uomini a cavallo che portavano un palo trasversalmente, l’uno di fronte all’altro. Avrebbero voluto entrare per la porta, ma non potevano perché il legno era trasversale e nessuno dei due si umiliava a mettersi dietro all’altro per portare il palo diritto. E per questo rimanevano fuori dalla porta. – Ecco, dice, portano con superbia quella specie di giogo che è la giustizia e rifiutano l’umiliazione di correggersi per percorrere la via umile di Cristo (cf. Mt. 5, 20 e 11, 29s.); per questo rimangono fuori del regno di Dio. Colui che taglia la legna è un uomo immerso in molti peccati, il quale, invece di convertirsi, vi accumula sopra nuove iniquità. Colui che attinge l’acqua è un uomo che compie buone azioni, ma, poiché sono commiste a malvagità, anche le opere buone vanno perdute. Bisogna che ognuno vigili sulle proprie azioni, per non faticare invano» (cf. Fil. 2, 16) (100c-101a; PJ XVIII, 2). Ancora Daniele raccontava che una volta vennero da Alessandria alcuni padri per vedere il padre Arsenio. Uno di essi era zio del vecchio Timoteo, arcivescovo di Alessandria, detto «il povero», e aveva con sé uno dei suoi nipoti. Ma l’anziano non stava bene e non volle incontrarli, perché non venissero poi altri a disturbarlo. Si trovava allora presso Petra di Tura. Ed essi se ne ritornarono afflitti. Sopravvenne poi un’incursione di barbari, ed egli si trasferì nelle regioni inferiori. Saputolo, essi ritornarono da lui per vederlo e furono accolti con gioia. E disse a lui il fratello che era con loro: «Non sai, padre, che siamo venuti a trovarti a Tura e non ci hai ricevuti?». «Voi avete gustato del pane e bevuto dell’acqua – gli dice l’anziano –; io invece, o figlio, in verità non ho gustato né pane né acqua né mi sono messo a sedere, per castigare me stesso, finché non ho appreso che eravate giunti a casa vostra, perché per causa mia vi eravate disturbati; ma perdonatemi fratelli». Se ne andarono consolati (101bc). (Citazioni scelte da www.padrideldeserto.net).
Padri del Deserto
Vita e detti dei Padri del deserto: Padre Arsenio, parte 14
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