Il padre Isacco di Tebe si recò un giorno in un cenobio; vide un fratello peccare e lo condannò. Quando uscì nel deserto, un angelo del Signore andò a fermarsi davanti alla porta della sua cella e gli disse: «Non ti lascio entrare!». «Ma perché?», disse l’altro. L’angelo gli rispose: «Dio mi ha mandato a chiederti: - Dove ordini che io getti il fratello caduto che tu hai giudicato?». Immediatamente Isacco si prostrò e disse: «Ho peccato, perdonami!». «Alzati! - gli disse l’angelo -, Iddio ti ha perdonato; ma d’ora innanzi guardati dal giudicare qualcuno prima che Dio l’abbia giudicato» (240cd; PJ IX, 3). Isacco aveva raggiunto durante la santa Eucaristia lo stato di raccoglimento perfetto. Quando si recava in chiesa, non permetteva a nessuno di unirsi a lui. Soleva dire infatti: «Ogni cosa è buona a suo tempo, vi è un tempo per ogni azione». Quando la liturgia finiva, cercava di raggiungere la sua cella come se fosse inseguito dal fuoco.
Tratto da Vita e detti dei Padri del deserto, edizione Città Nuova, 1999.