Ho visto in un salotto una piccola ed artistica statua di Dante. Il Poeta teneva in mano una penna e, con un gesto espressivo, la intingeva nel suo cuore. Quella statua m’ha fatto riflettere. Essa m’ha spiegato il senso di due principi: a) i Sacramenti significano la grazia; b) i Sacramenti producono la grazia in noi. La penna di Dante, infatti, in quel minuscolo e geniale capolavoro, non era per me una qualsiasi penna: era un segno, poiché mi significava la Divina Commedia. - Ed era anche qualcosa di più. Persino un’etichetta può essere un segno e servire d’indicazione; ma l’etichetta non produce nulla della merce significata. Invece, la penna di Dante è stato uno strumento nelle mani del Poeta o, se si vuol usare un termine filosofico, è stata una causa instrumentale nella stesura delle tre Cantiche. Non è forse ciò che si verifica nei Sacramenti? a) Gesù Cristo ha voluto utilizzare le cose sensibili - come l’acqua, l’olio, il frumento, il vino, la parola, l’imposizione delle mani - per significare la grazia soprannaturale, che Egli dona alle nostre anime. L’acqua, ad es., che nel battesimo è usata per il battezzando, è un simbolo esterno di ciò che accade nell’intimità profonda di una coscienza, la quale viene lavata e detersa dalla colpa d’origine ed è resa bella e pura dalla grazia. b) Questi segni, però, non solo simboleggiano la grazia, ma anche la producono; e come la santa Umanità di Cristo divenne lo strumento usato dalla Divinità per spargere attorno la vera vita, così i Sacramenti sono segni sensibili, dei quali Gesù Cristo si serve, come di mezzi o strumenti, per conferire la grazia. Con ciò non dobbiamo credere che un atto materiale ed umano sia la causa principale di un effetto soprannaturale, come è la grazia. No; solo Dio è causa efficiente, e solo Gesù Cristo è la causa meritoria della grazia. I Sacramenti sono, invece, cause instrumentali, come lo scalpello in rapporto alla statua e come la penna in rapporto all’idea che viene espressa sulla carta. In altre parole: i Sacramenti non eccitano soltanto alla fede - come vogliono i Protestanti; ma hanno una vera efficacia in ordine alla grazia soprannaturale. Indipendentemente dal valore e dal merito personale di chi lo amministra, l’atto sacramentale ci dà la grazia - ossia, come si esprime il Concilio di Trento, la conferisce ex opere operato, non ex opere operantis, - in virtù dell’atto, non dell’agente.

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