Ecco perché tutta la liturgia della Messa, fiorita a quei tempi e conservatasi sostanzialmente identica sino ai giorni nostri [L’autore, mons. Olgiati, scrive nel 1944, ben prima della pretesa “riforma liturgica” del 1969, ndR], è un inno alla Trinità, poiché che altro debbono fare i figli adottivi di Dio, uniti con Cristo suo Figlio naturale, se non lodare il Padre in unione allo Spirito Santo? Allora, non era solo il Pontefice, il rappresentante  della gerarchia, che pregava; ma con lui vibravano all’unisono le anime tutte di coloro che assistevano; ed è per questo che le preghiere liturgiche hanno sempre il plurale nelle loro espressioni; non dicono, cioè: «Io ti offro, o Signore», ma «Noi ti offriamo». Come il pane che mangiamo risulta da tanti grani di frumento, uniti insieme a formare una sola sostanza, e come il vino risulta da tanti acini d’uva insieme spremuti per farne uscire una sola bevanda, così i fedeli - avvertiva sant’Agostino - si sentono uniti fra loro e con Cristo, e con Cristo pregano e si immolano. - In una parola, «la pietà del popolo cristiano, e, quindi, le sue azioni e la sua vita, riposavano allora sulle verità fondamentali, che costituiscono l’anima della liturgia: la designazione di tutte le cose alla gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; la mediazione necessaria ed universale di Gesù Cristo; il posto centrale del Santo Sacrificio eucaristico nella vita cristiana; la missione della gerarchia nella nostra unione con Dio; la realizzazione visibile della Comunione dei Santi». Tutti questi dogmi [...] sonnecchiano oggi (anno 1944) in fondo alle anime; il popolo cristiano non li conosce più; e, di conseguenza, la pietà liturgica si è ridotta ad una partecipazione meccanica, passiva, spesso morta e distratta, talvolta galvanizzata dalla lettura di qualche libro, mentre si assiste alla Messa ed alle sacre funzioni. Auguriamoci che il movimento liturgico, così ricco ai giorni nostri di promesse, prosegua nella sua opera di salutare risveglio; e, senza eccessi di esagerazioni pericolose, cominci a scuotere i dormienti, con la diana eccitatrice d’una soda cultura catechistica. Sarà il mezzo migliore per attuare le speranze d’un santo Pontefice, Pio X, quando, discorrendo della liturgia, si attendeva da essa il rifiorire del vero spirito cristiano. [Purtroppo non è andata così: «[...] il Novus Ordo Missæ, considerati gli elementi nuovi, suscettibili di pur diversa valutazione, che vi appaiono sottesi ed implicati, rappresenta, sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa [...]». Cf. «Breve esame critico al Novus Ordo Missae», Mons. Michel Guérard des Lauriers, presentato dai Cardinali Alfredo Ottaviani ed Antonio Bacci, ndR].

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