In una delle più belle (narrazioni) cristiane, raccolte recentemente (anno 1942, NdR) da Guido Battelli, leggiamo ciò che è avvenuto ai sette dormienti di Efeso. Durante la persecuzione di Decio, sette fedeli «vedendo lo strazio che si faceva dei Cristiani, si dolevano molto, e dispregiando i sacrifici che si facevano agli idoli, stavano nascosti e celati nelle loro case, in digiuni, vigilie e sante orazioni, ma pure alla fine furono accusati davanti a Decio imperatore come fossero veri cristiani, e conciò sia cosa che eliino erano nobili e grandi de la città, l’imperatore diè loro termini di venti giorni a dovere deliberare». Sorvolo sulle cose strane raccontate dalla leggenda; dirò soltanto che fuggirono «su un alto e aspro monte» in una spelonca. Invano gli sgherri del persecutore tentarono di entrarvi. Dio protesse i suoi santi; e «prima dal cielo mandò tuoni, saette, venti e grandine e acqua con infinita tempesta. Dappresso a la bocca de la spelonca apparve poi moltitudine di animali feroci: lupi, leoni, orsi, serpenti e dragoni, di che furono costretti lasciare l’impresa». Comandò allora l’imperatore che la bocca della spelonca fosse ben murata; e così fu fatto. In breve: i sette rinchiusi caddero in un sonno profondo e dormirono placidamente per centinaia e centinaia di anni. Solo si risvegliarono, credendo d’aver dormito una notte, quando il Signore ispirò un cittadino di Efeso di eseguire degli scavi su quella montagna; e si può immaginare quale sorpresa dovette fare loro la città tutta cambiata, col segno della Croce sulle porte e con una popolazione cristiana non mai vista neppure in sogno. Avevano dormito la bellezza di 388 anni; ed era naturale che essi si stupissero e non volessero credere ai loro occhi. Quei sette dormienti sono simili alle verità cristiane più elementari. Anch’esse dormono nei libri della Scrittura e dei Padri; anch’esse sembrano fuggite per la persecuzione di teorie avverse o di epoche nefaste; ed aspettano l’ora del risveglio, ma di un risveglio che non sia - come quello dei perseguitati di Efeso - seguito da una placida morte nel Signore, bensì che perennemente duri in tutte le coscienze. Gli uomini non mi amano, perché non mi conoscono, è il lamento del Cuore di Gesù con la sua serva, Santa Margherita Maria. È spaventosa l’ignoranza della religione. Pochi, ad esempio, in Italia, conoscono i primi principi del dogma cristiano, che io andrò spiegando nei successivi capitoli. Nella terra nostra, consacrata da sacre memorie, e da basiliche innumerevoli, i punti fondamentali del Catechismo sono rinchiusi, quasi si trattasse dei sette dormienti di Efeso, nella spelonca della dimenticanza. Ed allora, qual meraviglia se il problema della vita non viene risolto cristianamente? Una triplice forma di ignoranza religiosa. Potremmo distinguere in tre categorie gli Italiani odierni, che sulle schede del censimento, alla richiesta: «a quale religione appartenete?», rispondono: «alla religione cattolica». 1. La prima categoria è composta da coloro che nulla sanno di Catechismo e non frequentano neppure la Chiesa ed i Sacramenti. Sono talvolta persone colte in un ramo di scienza; sono magari scrittori brillanti o redattori di giornali (il caso è avvenuto or non è molto ad un grande quotidiano milanese) che vi descrivono a vivaci colori una processione, narrando che «veniva, poi, portata la statua del SS. Sacramento». Sono filosofi o pedagogisti di primo ordine, i quali hanno il coraggio di asserirvi che il Cristianesimo ammette l’eternità del diavolo eguale all’eternità di Dio. Sono, certe volte, funzionari, simili al questore d’una città dell’alta Italia, che, prima di dare il permesso d’una pro-cessione eucaristica, chiedeva: «Quali inni canterete durante il percorso?» - «II Pange lingua, signor questore» - «Non è mica un canto sovversivo il Pange lingua, nevvero?» - «No, no, stia tranquillo». E lo sguardo indagatore del funzionario scrutava il volto degli interrogati, per vedere se dicessero la verità. Sono, finalmente, operai e donne del popolo, che conoscono così a perfezione la religione, da ritenere - il fatto è accaduto recentemente in una parrocchia di Milano - che l’Olio santo sia una specie di olio di ricino, da trangugiarsi dall’ammalato: «Scusi, reverendo - osservavano, quindi, tutti compunti - vuol dare l’Olio santo? È impossibile che lo digerisca; non mangia più da parecchi giorni». Qui siamo nelle tenebre più profonde e compassionevoli. 2. La seconda categoria è formata da individui che si reputano veramente cristiani. Da piccini la mamma ha insegnato loro qualche preghierina. Fanciulli ancora, hanno assistito alla istruzione catechistica in preparazione della Cresima e della prima Comunione. Nelle scuole elementari hanno avuto un po’ di nozioni religiose. Talvolta vanno in chiesa ad ascoltare una predica. È Domenica? Sentono la Messa. È Pasqua? Si recano a confessarsi ed a comunicarsi, e soddisfano al precetto pasquale. Nasce nella casa un bimbo? Lo portano al Battesimo. Debbono sposarsi? Vogliono la benedizione nuziale del sacerdote. La morte rapisce qualcuno dei loro cari? I funerali debbono essere religiosi. Che volete di più? Non bisogna essere poi esigenti in un grado eccessivo! La religione, sì; ma fino ad un certo punto. (...) Anche nelle questioni di fede, vogliono che si stia nei limiti, cioè nei loro limiti. A tali galantuomini provate a dire: «È necessario divinizzare la propria attività con la grazia ; il credere importa animare cristianamente tutte le proprie azioni, compreso il commercio, la politica, la lettura del giornale, le relazioni con altre persone; non si è cristiani solo quando si sente la Messa, ma si deve esserlo in ogni contingenza della vita»; e sentirete quali risposte! «La religione è un conto e gli affari sono un’altra cosa; i preti stiano in sagrestia; fuori di sagrestia comanda non già Gesù Cristo, ma l’interesse, il piacere, l’ambizione; non è più il tempo che Berta filava; noi non siamo dei Santi; i Santi lasciateli sul pulpito alla eloquenza degli oratori sacri, non metteteceli fra i piedi nell’ardore febbrile della vita moderna». E se voi doveste osservare loro che e tale religione è la deformazione più assoluta del Cristianesimo, vi guarderebbero trasognati. Naturalmente, poi, soprattutto se sono giovanotti o se si tuffano a capo fitto negli affari o nei vizi, molti di costoro un bel giorno non vanno più in chiesa, neppure a Pasqua, e sono capaci di raccontarvi che «hanno perduto la fede». Poveretti! Non l’hanno mai avuta, perché non l’hanno conosciuta mai. 3. Eccoci alla terza categoria, che comprende i più valorosi, i più ferventi fra i cattolici, muniti di una tessera d’una buona Associazione od anche iscritti in un sodalizio religioso. Questi almeno sanno il Catechismo? Fatte poche eccezioni, non esito a rispondere di no. Non una volta sola, in adunanze giovanili - dove mi trovavo dinanzi a giovani che frequentavano la Comunione e meritavano ogni elogio per il loro coraggio e per l’audace franchezza nel professare, anche in pubblico, la fede - ho provato a chiedere: Cos’è la «grazia»? Ovvero: In che cosa consiste l’«ordine soprannaturale» e in che cosa differisce dall’«ordine naturale»? Le risposte ottenute mi convinsero sempre che l’ignoranza dei principi del Cristianesimo è enorme, anche fra i migliori cristiani praticanti. Ed anche voi, che leggete, se doveste spiegare cosa intendete voi per «grazia» e per «ordine soprannaturale», basta... Non so quali risultati darebbe il vostro esame. Eppure, se qualcuno non sa questo e vuol parlare di Cristianesimo, assomiglia a chi volesse leggere senza conoscere le lettere dell’alfabeto. Al termine di questo volumetto, tutti, o quasi, i miei lettori saranno convinti che avevano un bisogno insospettato, ed immenso, di apprendere gli elementi del Catechismo, che essi ritenevano di conoscere, mentre non li conoscevano ! C’era una volta un intelligentissimo studente, che agli esami, non sapendo nulla, risolveva la questione col copiare; ma, perché il professore non si accorgesse del fatto, cambiava qualche parola qua e là. Potete pensare quali gustose corbellerie saltavano fuori! Ad esempio : il compagno vicino aveva scritto che Cristoforo Colombo aveva scoperto l’America nel 1492? E lui, il nostro intelligentone, per non farsi cogliere, cambiava a questo modo: Masaniello scoprì l’America nel 2492. Aveva mutato soltanto, come vedete, un nome ed una cifra! Roba da poco, o, come dicono i francesi, quantité négligeable, nevvero? Molti nostri ottimi soci di organizzazioni cattoliche, se li sottoponete ad un esame di Catechismo (non di teologia), vi danno, senza volerlo, un identico risultato. Nell’esporvi qualcuno dei punti fondamentali del dogma - ad esempio, le nature e la persona di Gesù Cristo - cambiano qualche cosa, qualche dettaglio piccolo piccolo e così vi dimostrano di conoscere la religione come quel bel tipo, tanto geniale, sapeva la storia. Del resto, non ditelo a nessuno; rispondete soltanto a voi stessi nel segreto della vostra coscienza: È vero o non è vero che alla vostra vita, a voi, importerebbe proprio un bel niente, se le Persone della Santissima Trinità, invece di tre, fossero due o fossero cinque? Anzi: è vero o non è vero che se Iddio non avesse rivelato questo mistero, voi ne fareste tranquillamente senza e non vi sarebbe nessuna modificazione nella vostra vita religiosa? E cosa significa tutto ciò se non un non conoscere affatto il Catechismo? Non vi pare che dev’essere ben più profonda d’un abisso la vostra ignoranza religiosa, se il primo dei misteri principali della fede vi lascia così olimpicamente indifferenti? Molti protestano, perché - mentre nei primi secoli, nelle scuole del catecumenato, istruirsi nel Cristianesimo significava convertirsi ed i cristiani d’allora contribuivano a cambiare la faccia del mondo, ossia ad instaurare una nuova civiltà - invece i cristiani di oggi minacciano di progredire come i gamberi e di ritornare alla civiltà pagana. Niente di più ingiustificato di tali proteste: i cristiani d’allora conoscevano il Cristianesimo; i cristiani di oggi non lo studiano mai, persuasi di averne una scienza infusa. Ancora. Non mancano coloro che si lagnano, perché le Epistole di san Paolo non sono più lette o perché le opere dei Padri, i grandi luminari della Chiesa, sono considerate pressappoco come libri proibiti dai cristianelli dei giorni nostri. Ma anche qui, non c’è nulla da stupire. Come si può capire san Paolo, prescindendo dal soprannaturale e dalla grazia? Se qualcuno non sa i primi elementi dell’ordine soprannaturale, prende san Paolo ed i Padri, e si annoia, né più né meno del contadino a cui io dessi fra le mani le tavole dei logaritmi. Bisogna avere una preparazione per leggere e per comprendere; altrimenti la farfalla ci interesserà più dell’arco di Tito. Ancora. Molti si scagliano contro le degenerazioni della pietà cristiana, contro la superficialità del formalismo ed il dolciume di una sentimentalità ingannatrice. E sta bene. Ma, in nome del cielo, come volete evitare tali errori, se non avete la luce, la cognizione, il pensiero? Non per nulla il compianto Cardinale Andrea Ferrari non teneva un discorso senza ripetere con la voce accorata del buon Pastore: «Catechismo! Catechismo!». Non per nulla, un pensatore come il Santo Card. Bellarmino, con la penna che aveva steso le pagine immortali delle Controversie, scriveva il piccolo Catechismo.
L’ignoranza religiosa. Una triplice forma di ignoranza religiosa. Da Il Sillabario del Cristianesimo, mons. F. Olgiati, Vita e Pensiero, Milano, 1942. SS n° 1, p. 2 - 4