L’accidioso non vale nulla. Un padre di famiglia, disse Gesù Cristo, uscì sul far del giorno in cerca d’operai per la sua vigna. Uscito di bel nuovo all’ora terza, ne vide altri che stavano oziosi. Altrettanto fece verso l’ora sesta e verso la nona. Infine verso l’ora undecima ritornò alla piazza e trovandovi altri lavoratori sfaccendati, disse loro: Perché ve ne state voi tutto il giorno in ozio? - Quid hic statis tota die otiosi? (Matth. XXX 1-3, 5-6). Ecco il vero ritratto degli accidiosi che logorano gli anni loro nell’inazione. Salomone ne dipinse al vivo la vita in brevi tratti là dove dice al pigro: «Un po’ dormirai, un po’ sonnecchierai, un po’ stropiccerai una mano coll’altra per riposarti» - Paullulum dormies, paullulum dormitabis, paullulum conseres manus ut dormias (Prov. VI,10); e gli dà l’ultima mano in quelle altre parole: «Il pigro vuole e disvuole ad un’ora» - Vult et non vult piger (Ib. XIII,4). Vi sono tre maniere di non far nulla: 1° stando in ozio...; 2° non facendo quel che si dovrebbe fare, o facendo quello che non si dovrebbe...; 3° facendo male quel che si fa... La vita dell’accidioso non serve a nulla; egli è un essere inutile e indegno quindi di vivere. Gli accidiosi sono alberi selvatici, sterili e secchi che occupano inutilmente il terreno... buoni a nulla, sono mostri della società. La vita oziosa può paragonarsi ad una pianta senza radici, o come dice Temistocle, è la sepoltura d’un uomo vivo - Otium est vivi hominis sepultura (Plutarco, Vite). Seneca conviene nella medesima idea (De Prov.), e Demetrio le dà nome di mare morto - Vita otiosa, mare mortuum (Epl. LXVII).
L’accidioso è un povero sul lastrico. Quel servo pigro di cui parla il Vangelo (Matth. XXV), invece di negoziare il talento ricevuto, lo nascose sotterra. Ora che cosa gli disse il padrone, quando venne a chiedere i conti? Servo malvagio e pigro, tu dovevi far fruttare il talento tuo; voltosi poi agli altri suoi servi: Togliete, comandò loro, a costui il talento e datelo a colui che ne ha dieci, perché a chiunque ne ha, ne sarà dato ancora; ma a colui che non ne ha, sia tolto quello che aveva. Si toglierà a quegli che non ha, anche quel poco che aveva, da cui non sa e non vuole trarre profitto. «Chi al presente per svogliatezza e viltà d’animo trascura di far bene, dice san Gregorio, andrà mendicando la vita eterna il giorno in cui il sole di giustizia si troverà in tutto il suo splendore per giudicare, ma gli sarà negata». Se l’accidioso è ben fornito dei beni di quaggiù, rassomiglia a quell’uomo dell ‘Apocalisse a cui il Signore disse: «Tu dici: io, ricco ed agiato, non manco di nulla; e non sai che tu sei meschino e miserabile, povero, cieco e nudo» - Dicis quod dives sum et locupletatus, et nullius egeo: et nescis quia tu es miser, et miserabilis, et pauper, et caecus, et nudus (Apocal. III,17). Voi, o ricchi, siete miserabili, poveri e nudi, perché non avete nulla delle vere ricchezze, che sono le ricchezze dell’anima, perciò, io vi dico, voi fate pietà.
L’ozio è l’origine di tutti i misfatti. L’ozio è sempre stato in ogni tempo, dice l’Ecclesiastico, il maestro d’ogni vizio, il fautore d’ogni ribalderia. - Multam malitiam docuit otiositas (Eccl. XXXIII,29); e l’ozio, soggiunge Ezechiele, fu l’iniquità di Sodoma, la causa di tutte le sue abominazioni - Haec fuit iniquitas Sodomae, otium (Ezech. XVI,49). A quel modo, scrive il Crisostomo, che un terreno il quale non sia stato né seminato, né piantato, germoglia ogni sorta d’erbe cattive, così l’anima quando non ha in che occuparsi, si abbandona al mal fare - Sicut terra non occupata semente, aut consitione quamlibet herbam producit; sic et anima quoties non habet quod agat, pravis actionibus se tradit. Finché Sansone molestò i Filistei, fu invincibile e conservò le sue forze; ma quando s’abbandonò all’ozio in casa di Dalila, perdette la capigliatura e le forze, fu preso ed accecato: l’accidia gli tolse la vista dell’anima e Dio si ritirò da lui. Finché Davide si vide bersaglio delle avversità ed accasciato sotto il peso d’una vita travagliata, non sentì gli stimoli della carne, ma non appena godette di un riposo troppo prolungato, divenne adultero ed omicida. Salomone occupato nella costruzione del tempio, esce vittorioso delle sue passioni; ma non appena cede all’ozio, eccolo tuffarsi a capo fitto nel fango delle passioni e adorare gli idoli. Il lavoro aveva mantenuto casti questi tre grandi personaggi, l’ozio li corruppe. Voi domandate, dice Ovidio, come mai Egisto sia diventato adultero? La risposta è alla mano: egli viveva in ozio - Quaeritur Aegisthus quare sit factus adulter? - In promptu causa est; desi-diosus erat. I motteggi, le calunnie, le maldicenze, l’amore del giuoco, il ladroneccio, l’intemperanza, il libertinaggio hanno il più delle volte origine dall’ozio, il quale è fomite di tutti i vizi, sprone a ogni genere d’eccessi... Poiché, come dice san Basilio, «a quel modo che i tarli si generano e moltiplicano nei legni teneri e molli, così tutte le empietà dello spirito trovano loro culla e sede nelle anime troppo ‘snervate’» - Sicut vermes in lignis mollioribus nascuntur: ita animi impietates in mollioribus hominum mentibus oriuntur; e non si dà virtù tanto facile, soggiunge il Crisostomo, che per l’accidia non diventi gravosissima e quasi impossibile a praticarsi. ...
L’Accidia, parte 1. Da I tesori di Cornelio ALapide, Commentari dell’ab. Barbier. SS n° 6, p. 8