La presenza di Dio si può considerare in rapporto al luogo e in rapporto al tempo. Nel primo senso Dio è presente in tutti i luoghi contemporaneamente per la Sua infinità e la sua immensità (v. Infinità): questa proprietà divina si chiama ubiquità. Ma avverte San Tommaso (Summa c. Gent., III, 68) che Dio non è dappertutto sparso, cioè una parte qui una parte altrove, ma per la Sua semplicità è tutto in tutto e tutto in ogni parte dell’universo. Il titolo di questa sua onnipresenza è la sua azione: Dio è presente in ogni creatura in quanto agisce (conservandone l’essere, muovendola). E siccome la Sua azione è identica alla Sua essenza, dove Egli opera ivi è presente con tutto se stesso. Riguardo al tempo Dio è presente a tutti i momenti (passato, presente, futuro) perché è eterno (v. Eternità) e come tale trascende e domina tutto il tempo. Questa è l’onnipresenza naturale, espressa dagli Scolastici in tre formole: per potenza, in quanto Dio opera in tutte le cose; per presenza, in quanto Egli è eterno e vede tutto, secondo il detto della Sacra Scrittura «Omnia nuda et aperta sunt oculis eius» (Agli Ebrei, IV, 13); per essenza, perché l’azione di Dio s’identifica con la Sua sostanza. Oltre che con questa presenza chiamata soggettiva, Dio è presente oggettivamente in ogni intelletto che Lo conosce e in ogni volontà che Lo ama. Finalmente Dio si fa presente in modo particolare nell’anima umana santificata dalla grazia (presenza soprannaturale) che diventa perciò tempio di Dio (San Paolo). Ma anche qui la ragione fondamentale della presenza è sempre un’azione divina nella Sua creatura. È però innegabile che Dio si fa presente nell’anima santificata anche come oggetto di fede e di amore soprannaturale, in attesa e in preparazione alla visione beatifica, di cui la vita della grazia è un preludio (v. Missione, Inabitazione).
Dal Dizionario di teologia dommatica, Piolanti, Parente, Garofalo - pace all’anima loro! - Studium, Roma, 1952.