Indefettibilità è quella prerogativa della Chiesa, in virtù della quale essa durerà fino al termine del mondo, conservando inviolato il deposito trasmessole dal suo Sposo Di-vino (implica perciò l’infallibilità). Anche questa prerogativa promana dalla natura e dal fine della Chiesa stessa; infatti essendo essa la continuatrice dell’opera di Cristo deve durare finché vi sarà sulla terra un’anima da salvare. Del resto il Redentore ne ha fatto esplicita promessa: «Io sarò con voi fino alla consumazione dei secoli» (Mt. 28, 20); «Le porte dell’inferno non prevarranno contro la mia Chiesa » (Mt. 16, 19). Sant’Ambrogio, facendo eco alle parole di Cristo, paragona la Chiesa ad una nave «che viene continua mente agitata dai marosi e dalle procelle, ma che non potrà mai naufragare perché il suo albero maestro è la Croce di Cristo, il suo nocchiero è il Padre, e il custode della sua prora lo Spirito Santo, i suoi rematori gli Apostoli». Alla promessa divina ha risposto la storia. Ogni età ha messo a prova la costanza e la stabilità della Chiesa: le persecuzioni dei primi secoli, le eresie trinitarie e cristologiche dal IV al VII secolo, lo scisma d’Oriente e il nicolaismo di Occidente, la lotta tra Papi e imperatori nel Medioevo, la «Riforma», la rivoluzione francese, sono passate come bufere sul tempio di Dio che è rimasto immobile in mezzo al crollo d’imperi, d’istituti e di civiltà che sembravano destinate a sfidare i secoli. «Stat Crux dum volvitur orbis» (la Croce resta fissa mentre il mondo ruota, ndR). Pertanto il Concilio Vaticano affermò che «l’invitta stabilità della Chiesa è un grande e perenne motivo di credibilità e una testimonianza irrefragabile della sua missione divina, onde come un segno levato tra i popoli (Is. 11, 12) invita a sé gli infedeli e assicura i suoi figli che la fede che essi professano è poggiata sopra un fondamento sicurissimo» (DB, 1794). Piolanti - Parente - Garofalo - Imprimatur 1952