• La parte che Dio ha nella salvezza eterna degli uomini. Essa è espressa formalmente da San Paolo in Rom. 8, 28 ss. «Noi sappiamo che in tutte le cose Dio collabora al bene di quelli che l’amano, (cioè) di quelli che sono i suoi eletti per il suo libero disegno. Perché quelli che Egli ha prescelti con amore (“pre-amati”; conoscere con provvida cura), li ha anche predestinati a riprodurre l’immagine del suo Figliuolo, perché questi divenga così il primogenito di una moltitudine di fratelli; quelli che ha predestinati, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati, li ha anche glorificati».
• Quelli che amano Dio non formano tra i cristiani una categoria speciale. Tutti i cristiani di Roma, ai quali Paolo scrive, sono di diritto nel Cristo. Lo stesso vale per «quelli che sono stati chiamati secondo il disegno» (di Dio; cf. Eph., 1, 11; 3, 11). San Paolo non intende indicare una categoria a parte nella comunità cristiana. Egli vuole ricordare ai fedeli, a tutti i fedeli, che la loro vocazione alla fede ha avuto come principio il disegno divino di conferire loro questo beneficio soprannaturale; al punto di partenza della loro conversione al cristianesimo, ci fu da parte di Dio una libera iniziativa di grazia.
• La distinzione di due classi nei chiamati al Cristianesimo, gli uni predestinati alla gloria e gli altri no, ammessa da Sant’Agostino, non ha alcun fondamento nel testo ed è contraria a tutto il contesto; ed inoltre, esula affatto da tutto il resto del Nuovo Testamento.
• Per San Paolo, il chiamato è ogni battezzato, ogni fedele che ha abbracciato il cristianesimo. E in un’esortazione nella quale l’Apostolo si propone di dimostrare che l’ultimo effetto della Redenzione (glorificazione del nostro corpo, con la risurrezione) è sicuro, sarebbe proprio incoraggiarli dicendo: «Abbiate tutti confidenza, perché, alcuni tra voi sono predestinati»! È davvero impossibile argomentare con minor logica!
• I vv. 29 s. spiegano il precedente: ci mostrano la concatenazione degli atti divini che devono condurre la comunità dei cristiani alla vita gloriosa, nella conformità al Cristo risorto.
• Non si tratta di semplice prescienza «quos prescivit»; ma «conoscenza amorosa», già benevola e benefattrice. Il fine del piano divino è che i battezzati abbiano anch’essi il corpo glorioso, come quello di Gesù risorto. È questa l’immagine del Figlio, di cui qui parla San Paolo. Il Cristo ha preso il nostro corpo affinché possiamo partecipare alla gloria del suo corpo risuscitato; ed egli sia come il primogenito (cf. Col., 1, 15) di una moltitudine di fratelli. Dunque, conformi al corpo glorioso del Cristo.
• Una catena di grazie è pronta, che va dalla chiamata, alla giustificazione, alla glorificazione anche del nostro corpo. Da parte di Dio, tutto è pronto; la forma verbale, passato remoto, è un’anticipazione di certezza.
• Spetta all’uomo non rompere tale catena di grazie col peccato; ma qui l’argomento della cooperazione umana esulava dal contesto; San Paolo vi ritorna molto spesso, qui (Rom.) nella parte morale (cc. 12-15), e già nel c. 6; e nelle altre lettere (cf. 1 Cor., 9-10; Gal., 5, 16.6, 10 ecc.).
• Allo stesso modo, il termine «eletti», spesso adoperato nel Nuovo Testamento (Rom., 8, 33; Col., 3, 12 ecc.); 1 Pt., 1, 1; 2, 4.6.9 ecc., sta per tutti i battezzati; mai esprime una classe a parte, tra i fedeli. Gli Apostoli chiamano eletti tutti i fedeli cui scrivono; sono gli uomini che hanno ricevuto la grazia della fede.
• Gli stessi eletti sono detti «chiamati»; vengono ripresi; possono decadere dallo stato di grazia (I Cor., 9-10; Rom., 11, 20-23); devono rendere stabile con le buone opere la loro elezione (2 Pt., 1, 10). Gesù esorta tutti i suoi discepoli a pregare incessantemente e a non disertare (Lc., 18, 7); gli eletti, sono tutti i suoi discepoli (Lc., 18, 1-7).
• Gli unici passi che sembrerebbero fondare una distinzione tra chiamati ed eletti; e identificare questi con una classe speciale di fedeli: «i predestinati infallibilmente alla salvezza», sarebbero Mt., 22, 14; 24, 22. «Molti i chiamati, ma pochi gli eletti». In realtà, gli eletti sono quelli che effettivamente partecipano al banchetto; chiamati quelli che Dio avrebbe voluto fossero partecipi al banchetto, quelli ai quali il pranzo era stato preparato, cioè il popolo eletto, tutti gl’Israeliti.
• L’espressione non è da staccare dal contesto, Gesù dice di «avere invitato tutti i Giudei, ma pochi hanno risposto alla sua parola»; è la situazione storica creatasi di fronte alla missione del Salvatore (Brunec).
• Come a torto, viene citato Rom., 9-11. In questi cc., San Paolo dimostra come l’essere Israele fuori della salvezza non costituisca un fallimento, sia pure parziale, del disegno divino, espresso nell’alleanza con Abramo.
• L’è che Dio non ha mai legato la salvezza a una questione razziale, a tutta la discendenza carnale. E questo dimostra, citando i casi del solo Isacco, prescelto come erede della promessa, con l’esclusione degli altri figli di Abramo.
• Dio liberamente sceglieva Isacco, quindi Giacobbe ecc. Ma sia Giacobbe che Esaù non vengono considerati come persone, quanto come capi e simboli dei due popoli: israelita e edomita; Israele doveva i suoi privilegi unicamente alla libera e misericordiosa scelta di Iahweh. In tal modo, il fatto razziale era escluso. La questione della salvezza personale qui esula affatto: si tratta della partecipazione all’Evangelo; come se ci si chiedesse, come mai Iddio permette che ad alcuni popoli della terra il Vangelo non sia ancora predicato, mentre altri, forse più lontani ecc., hanno già i missionari.
• Concludendo, due concetti sono nettamente affermati: il disegno divino di salvezza è frutto esclusivo della sua misericordia; Dio ci previene con la sua grazia, sempre, dall’inizio al completamento glorioso della nostra vita spirituale. E questo risponde al carattere universale della Redenzione (Mt., 28, 19) e alla volontà divina chiaramente espressa da San Paolo: «Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità» (I Tim., 2, 4).
Dal Dizionario biblico, Mons. Francesco Spadafora - pace all’anima sua! - Studium, Roma, Imprimatur 1955.