Fatte queste premesse è opportuno ricercare che cosa sia più utile ad una provincia, o ad una città: se essere governata da molti o da uno solo. Questo sì può ricavare partendo dallo stesso fine del governo. L’intenzione di qualsiasi governante deve essere rivolta a procurare il benessere di ciò che ha preso a governare. È compito proprio del nocchiero, per esempio, condurre integra la nave nel porto di salvezza, preservandola dai pericoli del mare. Ora il bene della moltitudine associata è che si conservi la sua unità, ossia la pace; poiché, quando questa venga a mancare, finisce l’utilità della vita sociale, perché la moltitudine in disaccordo è gravosa a se stessa. Dunque il reggitore della moltitudine deve tendere soprattutto a procurare l’unità della pace. E non c’è bisogno di discutere se si debba mantenere la pace nella moltitudine a lui soggetta: sarebbe come se un medico volesse discutere se debba guarire il malato che gli è affidato. Nessuno infatti deve discutere il fine al quale deve tendere, ma solo i mezzi occorrenti al fine. Perciò l’Apostolo (Efes. IV, 3), nel raccomandare l’unità del popolo fedele, dice: «Siate solleciti a conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace».
• Un governo dunque sarà tanto più utile quanto più sarà efficace nel conservare l’unità della pace. Infatti diciamo che è più utile ciò che conduce maggiormente al fine. Ora, è evidente che quanto è uno per essenza può garantire l’unità più di molti individui, così come la causa più efficace del riscaldamento è ciò che è caldo per natura. Perciò è più utile il governo di uno solo che quello di molti.
• Di più; è evidente che persone diverse in nessun modo possono conservare una collettività, se sono del tutto in disaccordo tra loro. Infatti, perché possano governarla in qualche modo, fra di esse è necessaria una certa unione; allo stesso modo che più persone non riuscirebbero a dirigere una nave in un’unica direzione, se in qualche maniera non fossero unite. Ora, di più soggetti si dice che si uniscono in quanto si avvicinano all’uno. Dunque governa meglio uno che diversi che si avvicinano all’unità.
• Ancora: le cose che sono conformi alla natura si trovano nelle condizioni migliori; la natura infatti opera il meglio in ogni singola cosa. Orbene, ogni governo naturale dipende da uno solo. Nell’insieme delle membra una soltanto le muove tutte: il cuore. E fra le parti dell’anima una sola facoltà principale presiede: la ragione. Anche le api hanno un solo re e in tutto l’universo un solo Dio è Creatore e reggitore di tutte le cose. E questo avviene secondo ragione. Infatti ogni moltitudine deriva dall’unità. Perciò, se è vero che le cose dovute all’arte devono imitare quelle dovute alla natura, e l’opera dell’arte è tanto migliore quanto più è simile alla natura, ne consegue di necessità che tra le collettività umane la migliore è quella che è governata da uno solo.
• E questo emerge anche dall’esperienza. Infatti le province o le città che non sono governate da uno solo sono travagliate dai dissensi e si agitano lontane dalla pace, cosicché sembra adempiersi ciò che il Signore lamenta per bocca del profeta Geremia (XII, 10): «I molti pastori hanno devastato la mia vigna». Invece le province e le città governate da un solo re godono la pace, fioriscono nella giustizia e sono allietate dall’abbondanza dei beni. Perciò il Signore come grande dono al suo popolo promise che gli avrebbe dato un solo capo e che ci sarebbe stato un solo principe in mezzo a loro.
Da San Tommaso d’Aquino, De regimine principum ad regem Cypri, Principi non negoziabili sulla società e sulla politica, Libro I, Capitolo II, È più utile che una moltitudine di uomini viventi in società sia governata da uno solo piuttosto che da molti.