Fortes in Fide, don A. Bussinello, S.A.T., Vicenza, 1922. I peccati contro lo Spirito Santo. I più gravi peccati, o giovani, sono quelli che si commettono contro lo Spirito Santo. E perché mai? Non è anch’Egli Dio come il Padre e come il Figlio? Sì, ma siccome i peccati commessi contro lo Spirito Santo son peccati di pura malizia, così hanno una gravità speciale. Loro gravità. Che vuol dire? Vuol dire che negli altri peccati che noi commettiamo, più che la malizia, c’entra spesso il nostro interesse, lo sfogo di calche passione, per quanto animale, la soddisfazione dell’amor proprio, ecc.: anzi il più delle volte il peccatore non guarda alla malizia, ma solo al proprio piacere. Così quando uno ruba od imbroglia negli affari, guarda il proprio interesse; chi si macchia di colpe impure cerca il piacere; chi bestemmia od impreca ad un suo simile, vuole lo sfogo della propria rabbia. Sono peccati gravissimi anche questi, ben inteso, e ne basta anche uno solo per meritare l’inferno, ma quelli commessi contro lo Spirito Santo sono ancora più gravi, perché fatti per pura malizia, senza neppure la scusa, per quanto vana, di un diletto, d’un interesse, d un piacere. Questa sorta di peccati, dice N. S. Gesù Cristo nel Santo Vangelo, non vengono rimessi «né in questo secolo, né nel futuro» (San Matteo, XII, 32) cioè né in questo mondo, né nell’altro: non perché siano imperdonabili, non essendovi peccato, per quanto grave, che non trovi perdono nella misericordia di Dio, ma perché coloro che li commettono è molto difficile che si pentano e quindi che abbiano il perdono. È una specie di malattia incurabile, di tisi lenta, ma fatale. E quali sono questi peccati? Vediamoli. Quali e quanti sono. 1) Disperare della propria salute, ossia tenere per certo di non potersi salvare. Questo è contro l’infinita misericordia di Dio che vuole «non la morte del peccatore, ma che si converta e viva» (Ezechiele, XXXIII, 11), di quel Dio che ha tanto patito perché noi fossimo salvi, che ci chiama, c’invita, ci aspetta a penitenza. Nessuno deve dire con Giuda: io sono dannato! Nessuno deve darsi alla disperazione, ma si deve sempre confidare nella misericordia di Dio che aspetta fino all’ultimo il peccatore pentito. Chi dispera, pecca contro lo Spirito Santo e va più profondo nell’inferno. 2) Presumere di salvarsi senza merito. È il rovescio della disperazione, è una pretesa superba di andar salvi anche senza osservare i Comandamenti di Dio ed esigere il premio senza esserselo meritato. 3) Impugnare la verità conosciuta, cioè rigettare quelle verità della fede che abbiamo imparato e che riteniamo per vere, per poter vivere più a nostro capriccio e seguire la natura corrotta. 4) Invidiare la grazia altrui, ossia sentir dispiacere che altri conducano vita santa, che si acquistino dei meriti, e vedere di malocchio che la Religione venga seguita e si propaghi sempre più a gloria di Dio ed a bene dell’umanità. 5) Ostinarsi nel peccato e non voler saperne di conversione, rifiutando qualunque ispirazione di Dio, qualunque cosa che ci parli del nostro destino eterno, fuggendo tutto quello che può farci tornare a Dio. 6) Volere l’impenitenza finale, che è quanto dire voler precipitare nell’inferno. Pare impossibile che ci siano al mondo persone del genere... eppur ci sono! [Basti pensare a quello che dicono e fanno i modernisti, ndR] Scelgono la casa del diavolo e stabiliscono di voler precipitarvi dentro ad ogni costo. Se non facesse orrore, sarebbe da augurare loro buon divertimento. Tempio dello Spirito Santo. Ma c’è un peccato, o giovani, che pur non essendo annoverato tra i sei peccati contro lo Spirito Santo, perché non è peccato di sola malizia, pure profana in modo speciale tutto il nostro corpo, che, come dice san Paolo «è tempio dello Spirito Santo» (1a ai Corinti, VI, 19): è il peccato d’impurità. Ne parleremo in più istruzioni trattando del sesto Comandamento, ma voglio accennarvelo anche qui perché l’abbiate da aborrire sempre più. Bella è la nostra chiesa, specialmente quando è bene addobbata, come nelle feste solenni, bello è il nostro oratorio, messo a nuovo da poco ; ma quanto più bello è il nostro corpo, «tempio vivo di Dio» (IIa ai Corinti VI, 16). Che fareste ad uno che venisse qui dentro ad imbrattare i muri con fango ed immondezze, peggio poi se questo fango lo gettasse contro le statue di san Luigi e di sant’Agnese? Voi a ragione indignati, gli fareste baciare con un capitombolo i sassi della piazzetta! Ebbene, o giovani: chi profana il proprio corpo con peccati di impurità è ancora più colpevole, più temerario, perché la chiesa e l’oratorio sono templi materiali dello Spirito Santo, il nostro corpo invece è tempio vivo di Dio, è l’abitazione prediletta dello Spirito Santo. Il temerario che profana il proprio corpo con l’impurità scaccia lo Spirito del Signore con le sue virtù e i suoi doni per dar luogo a Satana, al demonio coi suoi vizi ed i suoi errori. L’imperatore Traiano domandava un giorno al martire sant’Ignazio: come ti chiami? Ed il Santo rispose: teoforo. che vuol dire chi porta Iddio: difatti portava Iddio nel suo cuore. Così può chiamarsi ogni giovane che ha in se la grazia santificante. Si narra che san Leonida Martire baciasse spesso il petto del suo figlioletto Origene, che divenne poi uno [tra i principali scrittori e teologi cristiani dei primi secoli], dicendo: il cuore del mio bambino è tempio dello Spirito Santo. Così può dirsi di ogni giovane finché conserva l’innocenza. Esempio: Il traditore. Sapete che Giuda fu l’apostolo avaro, che per trenta denari tradì N. S. Gesù Cristo, consegnandolo in mano a suoi nemici. Compiuto il delitto, si sentì rodere dal rimorso... era il momento di pentirsi davvero e domandare perdono a Gesù, sicuro che l’avrebbe ottenuto, invece s’indurì nel male ed al peccato del tradimento ne aggiunse un altro: la disperazione. Il demonio che voleva trascinarlo all’inferno, gli fece credere bugiardamente che la sua colpa non poteva meritare perdono e l’infelice si diede alla disperazione; corse in un campo, attaccò una corda ad un albero e s’impiccò, mentre il demonio trascinava l’anima sua all’inferno. È un esempio terribile, o giovani! Giuda poteva ascoltare il rimorso della coscienza e pentirsi; invece no, rimase ostinato nella sua colpa e disperò del perdono di Dio, peccando così doppiamente contro lo Spirito Santo, ed ora da quasi duemila anni è là che brucia all’inferno, dove dovrà stare per sempre. Pratica. Giovani, abbiamo orrore di tutti i peccati, perché tutti offendono la bontà e la maestà di Dio, ma in modo speciale dobbiamo sentire ribrezzo per i peccati di cui oggi vi ho parlato! Preghiamo lo Spirito Santo a tenercene sempre lontani, per non far la fine di Giuda!
De Fortes in Fide
Il Credo all’oratorio. I peccati contro lo Spirito Santo
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