Fortes in Fide, don A. Bussinello, S.A.T., Vicenza, 1922. La scelta dello Stato. Dell’infanzia di N. S. Gesù Cristo nulla ci dice il santo Vangelo; solo a 12 anni ce lo mostra nel tempio di Gerusalemme. Questo fatto mi dà occasione di parlarvi oggi di un punto importantissimo della vostra vita ed al quale così poco si pensa: la scelta dello stato. Alla vostra età ogni uomo si trova a questo bivio, a questa strada che si biforca, e non sa tante volte quale prendere per riuscire bene e salvarsi l’anima. Parliamone dunque un po’ insieme e cerchiamo di mettere le cose in chiaro, meglio che ci è possibile. Gesù al tempio. Il S. Vangelo ci narra che Gesù, all’età di 12 anni, andò con Maria e con san Giuseppe al tempio di Gerusalemme. La S. Famiglia quindi partì da Nazareth, dove abitava, e a piedi si portò a Gerusalemme per adorare Iddio nel Suo tempio, per pregarLo e ringraziarLo di tanti benefici ricevuti. Ma Gesù aveva ben altri disegni! Compiute le loro pratiche di Religione, Maria e Giuseppe con molti altri pellegrini tornavano verso casa, e siccome gli uomini andavano con gli uomini, e le donne con le donne, mentre i giovanetti potevano andare tanto con gli uni, come con le altre, Gesù fanciullo poteva ritornare tanto con Maria come con Giuseppe. E Giuseppe credeva che fosse con Maria, e Maria con Giuseppe, invece non era né con l’uno, né con l’altra, ma, a loro insaputa, era rimasto nel tempio ad ascoltare ed interrogare i dottori della legge. Appena s’accorsero che Gesù non era con loro, rifecero la strada cercando tra parenti ed amici, finché, dopo tre giorni, lo trovarono fra i dottori, che stupiti, ammiravano la sua scienza e la sua prudenza. Appena lo vide, la Vergine Santa gli mosse un dolce rimprovero: come mai, o figlio, hai fatto questo? Giuseppe ed io addolorati ti abbiamo cercato finora. E Gesù rispose: perché mi cercavate? Non sapevate che io debbo essere dove c’è l’interesse del Padre mio? (S. Luca, II, 42-49). La scelta dello Stato. Sì, o giovani, c’è un punto della vita nostra in cui noi soli siamo i giudici, gli arbitri: questo punto è la scelta dello stato. Il Signore chiama ognuno a quello stato di vita nel quale può più facilmente salvarsi: chi vuole allo stato religioso in qualche convento, chi Sacerdote in cura d’anime, chi al matrimonio, chi a rimanere celibe nel mondo, e con una vita pura, senza incarichi di famiglia, far maggior bene al prossimo. Ma siamo noi che con l’aiuto di Dio, che avremo solo dopo aver molto pregato, col consiglio dei genitori e di persone serie e prudenti, dovremo scegliere la via per la quale cammineremo per tutta la vita, via che scelta bene, ci farà essere contenti di qua e salvi di là. Vocazione religiosa. È vero che gran parte del genere umano è chiamata al matrimonio e pochi sono coloro che il Signore sceglie per sé, e che per mezzo della vocazione religiosa chiama alla purità della vita, allo stato ecclesiastico, ad essere preti o frati... Sono queste le anime innamorate della gloria del Signore, ardenti di apostolato e di fede, che Iddio fa uscire dalle vie tortuose del mondo, e mostrando loro la bellezza del sacrificio, l’eroismo del distacco da ogni cosa, le invita alla dignità sacerdotale. Quale onore più grande? Non vi è certo paragone tra qualunque carriera mondana e l’altezza di Ministro di Dio! Alcuni Iddio li chiama per dirigere le parrocchie, per amministrare i Sacramenti, per aiutare le anime a salvarsi. Oh, quante anime barcollanti sulla via della virtù, hanno bisogno di una parola di conforto del Sacerdote; quante anime, morte alla vita della grazia, hanno bisogno d’implorare da lui la risurrezione ed il ritorno a Dio! Istruire, dirigere, guarire le anime: ecco la missione sublime del Sacerdote nel mondo! Altri Iddio li chiama a una vita più perfetta ancora nel chiostro, dove staccati da tutto, vivono nella preghiera, nella povertà, nella castità, nell’obbedienza, vittime di espiazione per i peccati del mondo. Figlio mio, fatti monaco! ripeteva Sant’Anselmo a tutti i giovani che visitavano i suoi monasteri. Altri infine Iddio li chiama tra i suoi Missionari per mandarli laggiù nell’Africa, nell’Asia, in America a portare il Vangelo ai selvaggi, e col Vangelo la civiltà. E come li chiama? In mille modi. Con ispirazioni interne, col far loro comprendere la bellezza della vita casta e la grandezza del ministero di salvare le anime, col far loro sentire inclinazioni speciali per le funzioni di Chiesa, ecc. Oh, fortunato chi Iddio chiama al suo servizio! Non crediate, o giovani, che la gioia e la contentezza del cuore sia riposta nelle cose della vita, nei piaceri della terra... no, essa è riposta in Dio. Chi ha Dio, ha tutto. Chi, chiamato da Lui, si apparta dal mondo e si vota al Suo servizio, trova quella pace del cuore che il mondo non sa dare perché neppure conosce! Oh, la felicità di un’anima pura che non conosce le lotte delle passioni, che sa vincere le battaglie della vita, che cammina sul fango senza imbrattarsi, che è sempre contenta perché ha Dio nel cuore... Io la ammiro quest’anima e quasi m’inginocchierei a supplicarla come un Santo del Cielo, perché gode già anticipatamente una parte di Paradiso! Per seguire la chiamata del Signore bisogna sopportare talvolta dinieghi e persecuzioni anche da parte dei genitori, ma tutto bisogna vincere, perché guai a chi non segue la sua voce! Nei singoli casi però bisogna consigliarsi col proprio confessore. Altre vocazioni. Gran parte degli uomini, ve l’ho già detto, sono chiamati ad altri stati di vita: alcuni a rimanere celibi per far più bene al loro prossimo, ma son pochi costoro; tutti gli altri al matrimonio. Non vi è alcun male, o giovani, se giunti all’età opportuna, pensate a formarvi una famiglia per concentrare ivi tutti i vostri affetti... Ma anche qui quanta prudenza ci vuole! È un passo troppo importante, un passo che, messo in fallo, può condurre ad una vita maledetta in questo mondo, dannata nell’altro. Prima di scegliere bisogna pensarci cento volte, bisogna pregare e pregare assai, bisogna chiedere a chi può consigliarci bene, bisogna badare non solo al cuore, ma alla coscienza ed alla ragione, bisogna andare cauti per non pentirci poi. È un legame che si scioglie solo con la morte, è una responsabilità enorme che si assume davanti a Dio e davanti agli uomini, sono doveri tremendi di cui bisogna in coscienza rispondere... Infelice chi va avanti ad occhi chiusi e va al matrimonio come andasse al teatro, dove, finita la rappresentazione, ciascuno torna a casa propria! Disgraziato poi e maledetto colui che si prepara al matrimonio con una vita dissoluta, che lastrica di peccati quella via che conduce ad uno stato sì santo, che popola il mondo, e quindi l’inferno, di esseri infelici e disgraziati come lui! Su questo punto non vi narro esempi: ne abbiamo tanti sotto i nostri occhi! Quanti giovani conosciamo rovinati completamente per aver fatto una cattiva scelta, quanti che nella vita coniugale avrebbero dovuto trovare la pace e la contentezza, ed hanno trovato invece l’inferno anticipato, quanti che si dannano per non aver voluto seguire la chiamata del Signore, per aver sbagliato vocazione! Pratica. Giovani, voi che siete a questo punto della vita, o che ad esso vi avvicinate, se sentite la voce di Dio che vi chiama alla vita religiosa, seguitela con coraggio e con fede, e benedite il Signore: è la via più sicura per giungere a salvezza! Voi invece che vi sentite chiamati al matrimonio, aprite bene gli occhi, pensateci seriamente, pregate assai, perché sbagliata la strada, si può trovare in fondo il precipizio!
De Fortes in Fide
Il Credo all’oratorio. La scelta dello Stato
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