Oggi, o giovani, si viaggia tanto ed in tanti modi: si viaggia in carrozza, in bicicletta, in ferrovia, in piroscafo, in automobile, in dirigibile, in aeroplano, ecc. Si viaggia per interesse, per istruzione, per divertimento; si può partire il tal giorno, la tale ora, per tornare quando fa comodo, presto o tardi, secondo quanto permette la saccoccia. Vi sono di quelli che attraversano il mare e vanno in America per stabilirsi là definitivamente, altri che intraprendono questo lungo viaggio per ritornare dopo sette, otto, dieci anni. Ma c’è un viaggio che non dipende da noi, un viaggio che è corto o lungo, secondo quanto Dio ha stabilito, che incomincia e finisce quando Egli vuole, un viaggio continuo in cui non possiamo fermarci neppure un istante, ma dobbiamo procedere sempre fino al termine stabilito da Dio: è questo il viaggio della vita. Tutti abbiamo intrapreso questo viaggio e tutti dobbiamo compierlo, esso incominciò quando Iddio ha creato l’anima nostra e terminerà quando Egli la chiamerà a sé. Il Regolamento. Per ben viaggiare però bisogna conoscere le norme pratiche, indispensabili a ciascun viaggiatore di senno, bisogna apprendere il regolamento, ed appreso questo, bisogna pur osservarlo, perché per quanto io sappia che per viaggiare devo andare alla stazione, prendere il biglietto, salire sul treno, non sporgere il capo dai finestrini, non aprire lo sportello fin che il treno non è fermo ecc. ecc., se non metto in pratica tutto questo, non giungerò mai a destinazione. Così nel viaggio della vita. Non basta conoscere le verità eterne per salvarsi, ma bisogna metterle in pratica: lo dice chiaro Nostro Signore Gesù Cristo nel Vangelo di san Matteo (VII,21): «Non ognuno che mi dice Signore Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio», ossia chi osserva i miei Comandamenti. Ve l’ho accennato anche domenica scorsa, ma non è mai ripetuto abbastanza. Voi sapete di quell’ammalato che diceva sempre: io voglio guarire, conosco quello che debbo fare per riacquistare la salute, voglio alzarmi presto dal letto!... Ma intanto non voleva saperne né di medico, né di medicine, non voleva stare alla dieta prescritta, voleva fare sempre di propria testa, e quantunque conoscesse bene la sua malattia, quantunque avesse una voglia matta di guarire, andò presto all’altro mondo. Così succede a chi dice: io conosco bene le verità del Credo, io so il Catechismo a memoria... ma intanto non pratica i Comandamenti, intanto vive come il Signore non vuole, e con tutto il suo io so, io so! va a finire a casa del diavolo. Studiamo quindi insieme sia il Credo che i Comandamenti, o giovani: sono le linee ferroviarie che, ben percorse, ci conducono a Dio, sono i mezzi che soli conducono alla salvezza eterna! Certo che se io voglio andare a Roma, non vado a sedermi lì fuori, su di un gradino della chiesa, ma monto in ferrovia. Giunto a Verona, non vado con una barca giù per l’Adige, perché tutto al più andrei a finire nel Po, con la quasi certezza di affogare; ma vado invece a Porta Nuova, prendo il treno per Bologna e poi giù di città in città a Roma. Così chi vuole arrivare alla salvezza eterna deve scegliere quei mezzi che ad essa conducono e lasciare quelli che da essa allontanano: ciò insegnano appunto la fede e la legge di Dio. Scelta cosi la via retta, il mezzo certo che ci conduce alla vita eterna, non bisogna scambiare questa via col termine stesso del viaggio e mutare il mezzo in fine. Mi spiego. Ci sono di quelli che si affezionano talmente alle cose di quaggiù, come le dovessero possedere per sempre, mentre le hanno in prestito, ed un giorno dovranno lasciarle a chi farà il viaggio della vita dopo di loro: le cose di questo mondo furono create per tutti e devono servire a tutti. Continuando l’esempio del viaggio, io paragono le cose di questo mondo alla ferrovia che ci porta da un luogo ad un altro. Voglio andare, per esempio, a Verona? Vado alla stazione, prendo il biglietto, e poi, come fossi io il padrone della ferrovia, monto senza chiedere il permesso ad alcuno e mi servo delle panche, dei cuscini, del portaroba, di tutto quello insomma che viene prestato al viaggiatore durante il viaggio. Ma quando arrivo a Verona, oppure quando alla sera ritorno in paese, non posso portare con me né i cuscini, né i sedili, né il portaroba: essi devono servire ad altri che faranno il viaggio dopo di me. Così dite delle cose di questo mondo. Compiuto il viaggio della nostra vita, dobbiamo cederle ad altri e rendere conto a Dio dell’uso che ne abbiamo fatto. E voi vedete ricchi sfondolati che hanno milioni, palazzi e campagne, ma che alla morte non possono portare con sé il becco di un quattrino, anzi neppure un chiodo della propria cassa. Che vuol dire questo? Che quella roba l’avevano in prestito e doveva servire loro solamente per il viaggio della vita. Non siamo qui dunque per godere delle cose terrene, ma solo per servircene nella necessità e nel bisogno, sempre in relazione alla nostra eterna salvezza. Di questo però si parlerà in un’altra istruzione (Qui l’autore non vuol affatto condannare la ricchezza, ndr). Esempio: Quo vadis? Nel Genesi, che è il primo libro della Sacra Scrittura, parola di Dio, si legge il fatto di Agar, serva di Sarai e di Abramo. Da qualche tempo era malvista dalla padrona ed in continui litigi con essa, sicché pensò di trovarsi un luogo più tranquillo, e con un suo figlioletto si mise in viaggio per il deserto sterminato senza sapere di preciso dove sarebbe andata a finire. Per qualche giorno la sostenne il cibo,che aveva portato con sé, ma, finita ogni cosa, stremata dalla fame e dalla fatica del cammino, si gettò spossata sulla sabbia. Ivi certo sarebbe morta con la sua creaturina, se il Signore, che vegliava su di lei, non l’avesse salvata con un prodigio. Quando tutto ormai pareva perduto per Agar, quando ormai non 1*aspettava che la morte, tregua al suo penare, il Signore le inviò il suo Angelo, e: «Agar, le disse, unde venis et quo vadis?» Genesi XVI,8), che vuol dire: Agar, donde vieni e dove vai? Sono le stesse parole che oggi rivolge a noi il Signore. Giovane cristiano, Egli dice, tu hai intrapreso il viaggio della vita e procedi in esso di corsa, ma ci pensi da dove vieni e dove sei diretto? Oppure vai a casaccio come Agar, con pericolo di finire con la morte eterna? Conosci bene la via da seguire, hai scelto quei mezzi che ti condurranno a salvezza?
Il Credo e il Decalogo all’oratorio. In viaggio! Da Fortes in Fide, don A. Bussinello, S.A.T., Vicenza, 1922. SS n° 3, p. 1 - 2