Poiché dunque la fede è necessaria per la salvezza, ne consegue che si deve assolutamente predicare la parola di Cristo. Certamente il ministero di predicare, cioè di insegnare, per diritto divino spetta a quei maestri che lo «Spirito Santo ha costituito Vescovi per reggere la Chiesa di Cristo» (At. 20,28) e specialmente al Pontefice romano, Vicario di Gesù Cristo, messo a capo di tutta la Chiesa con il supremo potere, maestro di quanto si deve credere e praticare. Ma nessuno creda che sia proibito ai privati di dare la propria attività in questo compito, specialmente per coloro ai quali Dio ha dato profondità di ingegno, e il desiderio di rendersi meritevoli per il bene comune. Costoro, quando sia necessario, possono convenientemente assumersi non la parte del dottore della Chiesa, ma quella di trasmettere agli altri ciò che essi hanno appreso, facendo risuonare la voce dei maestri come fossero la loro immagine. L’opera dei privati è apparsa anzi così opportuna e utile ai Padri del Concilio Vaticano da richiederla espressamente. «Per le viscere di Gesù Cristo noi supplichiamo tutti i fedeli, specialmente coloro che sono costituiti in autorità o che hanno il compito d’insegnare, e ordiniamo loro in nome di Dio e del nostro Salvatore affinché impegnino la loro opera e le loro forze nel respingere ed eliminare dalla Santa Chiesa tutti questi errori e nel diffondere la luce della purissima fede». Del resto ognuno ricordi che può e deve diffondere la fede cattolica con l’autorità dell’esempio, e predicarla con la costante professione. Fra i doveri che ci uniscono a Dio e alla Chiesa questo più di tutti bisogna ricordare, che cioè ciascuno, con tutte le capacità possibili, lavori per propagare la verità cristiana e per confutare gli errori. Certamente non potranno compiere utilmente e sufficientemente questi compiti se scenderanno in campo divisi gli uni dagli altri. Gesù Cristo predisse che come egli stesso per primo dovette sostenere l’offesa e l’avversione degli uomini, certamente anche l’opera da lui istituita avrebbe incontrato eguale trattamento; in modo che a molti sarebbe stato vietato di giungere alla salvezza da lui recata con il suo sacrificio. Per questo non volle soltanto avere seguaci della sua dottrina, ma unirli strettamente in una comunità e in un solo corpo, «che è la Chiesa» (Col. 1,24), di cui egli fosse il capo. La vita di Gesù Cristo permea e si diffonde in tutto il corpo nella sua compagine; alimenta e sostiene le singole membra, e così unite e composte le dirige allo stesso fine, anche se l’azione di ciascun membro non è la stessa . Per questa ragione la Chiesa non solo è una società perfetta e molto superiore ad ogni altra società, ma è stato ordinato dal suo Autore che essa debba combattere per la salvezza del genere umano «come esercito schierato sul campo» (Ct. 6,9). Codesto ordinamento e codesta conformazione della società cristiana non possono essere cambiati in nessun modo: a nessuno è lecito vivere secondo il proprio arbitrio, né seguire nella lotta la tattica che gli pare, perché non raccoglie ma disperde chi non raccoglie con Cristo e con la Chiesa, e certamente combattono contro Dio coloro che non combattono con Lui e con la Chiesa. Prima di tutto, dunque, sono necessarie una piena concordia e uniformità di sentimenti per unire tutti gli animi nell’azione motivata contro i nemici del nome cattolico. A questa stessa unione Paolo Apostolo esortava con grande ardore e con gravi parole i Corinzi: «Pertanto vi scongiuro, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a dire tutti la stessa cosa, e che non esistano divisioni fra voi: siate uniti nello stesso spirito e nello stesso sentimento» (1Cor. 1,10). Facilmente si percepisce la sapienza di questo precetto. Infatti, principio dell’azione è la mente; pertanto non possono essere concordi le volontà né simili le azioni se le menti hanno pensieri diversi. Coloro che seguono soltanto la ragione poco facilmente possono avere, anzi neppur possono avere, una sola dottrina; l’arte di conoscere bene le cose è molto difficile: la nostra mente è inferma per natura e deviata dalla varietà delle opinioni: spesso erra per l’impulso offertole esternamente dalle cose: si aggiungono poi le passioni, che spesso tolgono la facoltà di scorgere il vero o la diminuiscono certamente molto. Per questa ragione nel governo degli Stati si opera spesso per tenere unite con la forza persone che fra loro sono discordi. Ben diversamente avviene fra i cristiani che ricevono dalla Chiesa ciò che bisogna credere: dalla sua autorità e dalla sua guida sanno per certo di attingere alla verità. Poiché dunque una è la Chiesa, uno Gesù Cristo, una deve essere la dottrina di tutti i cristiani in tutto il mondo. «Un solo Signore, una sola fede» (Ef. 4,5). «Avendo tutti lo stesso spirito di fede» (2Cor. 4,13), ottengono effetti salutari, dai quali derivano spontaneamente in tutti la stessa volontà e lo stesso modo di agire. Prosegue qui ...
Leone XIII, «Sapientiae christianae». La vera fede è necessaria per la salvezza. A nessuno è lecito vivere d’arbitrio
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- Categoria: Centro Studi Vincenzo Ludovico Gotti