Rimane ora da esaminare il dono dei miracoli. Sull’argomento si pongono due quesiti: 1. Se ci sia un carisma per il compimento dei miracoli; 2. A chi esso si addica. La Questione in esame è la numero 178 (Parte II-II), Articolo 1
• Se ci sia una grazia carismatica ordinata al compimento dei miracoli. Sembra che nessuna grazia carismatica sia ordinata al compimento dei miracoli. Infatti: 1. Qualsiasi grazia conferisce qualcosa a colui al quale viene concessa. Invece il fare miracoli non conferisce nulla all’anima di chi li compie: poiché essi avvengono anche per il contatto con il corpo di un morto, come si legge nella Scrittura (2 Re 13, 21) che «alcuni gettarono un cadavere sul sepolcro di Eliseo e il morto, venuto a contatto con le ossa di Eliseo, risuscitò e si alzò in piedi». Quindi il fare miracoli non è una grazia carismatica. 2. I carismi sono concessi dallo Spirito Santo, come si rileva dalle parole di san Paolo (1 Cor. 12, 4): «Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito». Invece i miracoli li può fare anche lo spirito immondo, come si legge nel Vangelo (Mt. 24, 24): «Sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti, e faranno grandi portenti e miracoli». Quindi il compimento dei miracoli non è un carisma. 3. I miracoli si distinguono in segni, prodigi o portenti, e virtù (2 Cor. 12, 12). Non è quindi giusto che tra le grazie carismatiche san Paolo ricordi l’attività delle virtù piuttosto che il compimento di prodigi o di segni. 4. La guarigione miracolosa avviene per virtù divina. Perciò «il carisma delle guarigioni» non andava distinto dall’attività delle virtù. 5. Il compimento dei miracoli dipende dalla fede: o di chi li compie, secondo l’espressione di san Paolo (1 Cor. 13, 2): «Se possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne», oppure di quelli a favore dei quali vengono compiuti, stando all’accenno evangelico (Mt. 13, 58): «Non fece molti miracoli a causa della loro incredulità». Se quindi si pone già la fede come grazia carismatica è superfluo aggiungere come un’altra grazia carismatica il compimento dei miracoli.
• In contrario: L’Apostolo (1 Cor. 12, 9 s.), parlando delle tre grazie carismatiche, afferma: «A uno è dato il dono delle guarigioni, a un altro il potere dei miracoli».
• Rispondo: Lo Spirito Santo, come si è detto (q. 177, a. 1), provvede efficacemente la Chiesa di quelle cose che servono alla salvezza, e a ciò sono ordinate le grazie carismatiche. Ora come sono necessari, per portare a conoscenza di altri la scienza ricevuta da Dio, il dono delle lingue e il dono della parola, così è necessario che la parola venga confermata, per diventare credibile. E ciò avviene attraverso il compimento dei miracoli, come si legge nel Vangelo (Mc. 16, 20): «Il Signore confermava la loro parola con i prodigi che l’accompagnavano». Ed è giusto che sia così. È infatti naturale per l’uomo scoprire la verità intelligibile attraverso i fenomeni sensibili. Come quindi l’uomo, guidato dalla ragione naturale, può arrivare a una certa conoscenza di Dio attraverso gli effetti naturali, così attraverso alcuni effetti soprannaturali, chiamati miracoli, può arrivare a una certa conoscenza soprannaturale delle verità di fede. E così il compimento dei miracoli rientra nelle grazie carismatiche.
• Soluzione delle difficoltà: 1. Come la profezia abbraccia tutto ciò che può essere conosciuto soprannaturalmente, così il compimento dei miracoli abbraccia tutto ciò che può essere soprannaturalmente compiuto. Ma la causa di tutto ciò è l’onnipotenza divina, che non può essere comunicata ad alcuna creatura. E così è impossibile che il potere di compiere miracoli sia una qualità permanente nell’anima. Tuttavia, come l’anima del profeta viene mossa dall’ispirazione di Dio a conoscere in modo soprannaturale, così può accadere che l’anima di chi compie i miracoli sia mossa a compiere qualcosa a cui segue il miracolo, che Dio solo produce con la sua virtù. E qualche volta si tratta di una preghiera, come quando san Pietro resuscitò Tabita, secondo la narrazione degli Atti (9, 40); talora invece, senza una preghiera espressa, Dio agisce a un cenno dell’uomo, come quando san Pietro col suo rimprovero consegnò alla morte Anania e Saffira che avevano mentito (At. 5, 3 ss.). Per cui san Gregorio [Dial. 2, 30] afferma che «i santi fanno i miracoli talora ricorrendo al loro potere, talora ricorrendo alla preghiera». Ma in tutti e due i casi la causa principale è Dio, il quale si serve come di uno strumento o di un atto interno dell’uomo, o della sua parola, oppure anche di un atto esterno, o ancora di un contatto del suo corpo, anche già morto. Infatti la Scrittura (Gs. 10, 12), dopo aver riferito che Giosuè disse in tono imperativo: «O sole, fermati in Gabaon», soggiunge (v. 14): «Non ci fu giorno come quello, né prima né dopo, perché il Signore aveva ascoltato la voce di un uomo». 2. In quel passo il Signore parla dei miracoli che si verificheranno al tempo dell’Anticristo; e secondo l’Apostolo (2 Ts. 2, 9) «la venuta di costui avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri». E in proposito sant’Agostino (De civ. Dei 20, 19) scrive: «Ci si può domandare se questi segni e prodigi siano detti menzogneri perché egli ingannerà i sensi dei mortali con dei fantasmi, così che sembri che egli faccia quello che non fa, oppure perché, pur essendo veri prodigi, essi porteranno alla menzogna». Sono poi detti veri perché si tratterà di cose vere, come i maghi del Faraone produssero vere rane e veri serpenti (Es. 7, 12; 8, 7). Ma non saranno veri miracoli: poiché avverranno per la virtù di cause naturali, come si è spiegato nella Prima Parte (q. 114, a. 4). Invece il compimento dei miracoli che è dovuto a un carisma avviene per la virtù di Dio, a vantaggio degli uomini. 3. Nei miracoli si possono considerare due cose. Primo, ciò che con essi viene compiuto, e che è qualcosa che supera le capacità della natura. E sotto questo aspetto i miracoli sono detti virtù. Secondo, il motivo per cui sono compiuti, cioè la manifestazione di una realtà soprannaturale. E sotto questo aspetto sono denominati segni, oppure portenti o prodigi, poiché mostrano qualcosa di lontano. 4. «Il dono delle guarigioni» viene ricordato a parte poiché con esso viene conferito all’uomo un beneficio particolare, cioè la guarigione del corpo, oltre al beneficio comune a tutti i miracoli, che cioè gli uomini vengano condotti alla conoscenza di Dio. 5. Il compimento dei miracoli è attribuito alla fede per due motivi. Primo, perché è ordinato a confermare la fede. Secondo, perché deriva dall’onnipotenza di Dio, sulla quale la fede si appoggia. E tuttavia, come oltre alla grazia della fede è necessario il carisma della parola per insegnarla, così pure è necessario il carisma dei miracoli per confermarla.
[Nel prossimo articolo citeremo sempre la Somma Teologica, II-II, Questione 178, Argomento 2, Se gli iniqui possano far miracoli, ndR].