«[...] Nella ricerca delle cose di Dio [...] nella scia degli esempi dell’antica tradizione [...] avete rassodato in modo verace il vigore della nostra religione non meno ora richiedendo consiglio, che per l’addietro, allorché esprimevate le vostre decisioni, voi che avete riconosciuto che si deve ricorrere al nostro giudizio, sapendo di che cosa si sia debitori alla Sede apostolica, giacché noi tutti posti in questa sede desideriamo seguire lo stesso Apostolo, a partire dal quale si è delineato lo stesso episcopato e tutta l’autorità della sua funzione. Seguendo il suo esempio, sappiamo sia prontamente condannare le cose funeste, che approvare le lodevoli, come, ad esempio, che riteniate che non debbono venire calpestate le disposizioni dei padri, sulle quali vigilate in virtù del ministero sacerdotale. I padri, infatti, presero non con umano, ma con divino sentire la decisione che qualsiasi cosa venisse trattata anche nelle province più lontane e remote, si ritenesse di non doverla fissare, prima che non ne fosse pervenuta notizia a questa Sede, affinché le decisioni espresse che fossero giuste, venissero confermate con tutta la sua autorità e di là attingessero le rimanenti chiese. Come tutte le acque sgorgano dalla sorgente originaria e attraverso le diverse regioni di tutto il mondo fluiscono incorrotte (come acqua) di pura sorgente, (così la Sede apostolica ha la funzione di stabilire) che cosa comandare, quali detergere, quali l’acqua degna di corpi mondi eviti come (fossero) lorde di fango che non si può più pulire». Papa Innocenzo I, 27 gennaio 417. In «Denzinger», 2009, n° 217.
Lettera «In requirendis» ai vescovi del sinodo di Cartagine. Il primato della sede romana
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