«Stabilire quale è la formula precisa della Consacrazione Eucaristica» è un documento storico molto interessante redatto, anni addietro, da don Clemente Bellucco. Alla peculiare analisi dell'Autore poniamo tre premesse necessarie alla conservazione della fede: 1° Una formula di Consacrazione non cattolica o acattolica o, addirittura, falsa ed eretica NON può venire da un vero Pontefice; 2° Il culto universale della Chiesa è materia di infallibilità; 3° La cosiddetta libertà di culto non è vera libertà. (CdP)
Poste le nostre doverose premesse, l'Autore dimostra agevolmente che è impossibile per ogni verso una valida difesa teologica - liturgica della formula consacratoria eucaristica, stabilita dal «Novus Ordo Missalis Romani» del 3 aprile 1969, tanto nel suo testo ufficiale «latino», quanto (a fortiori!) nella sua versione in volgare, «inventata», contro l’evidenza del buon senso illetterato, e resa obbligatoria, senza arrossire, dalla Conferenza Episcopale Italiana. Tutti i salti mortali della «Volpe Modernista» la mandano a sfracellarsi sul macigno della sentenza dogmatica infallibile di Papa Innocenzo III, fondata sul Magistero Ordinario Universale ultramillenario che insegna: «La formula consacratoria del Canone Romano» (preconciliare) — così com’è, senza aggiunte, o soppressioni — «è stata imposta agli Apostoli direttamente da Cristo, e dagli Apostoli consegnata ai loro successori». Il Concilio Fiorentino — (Sessione dell’anno 1442) — nel suo «Decreto per i Greci e gli Armeni» — ha ribadito, confermandola solennemente, la stessa dottrina dogmatica della tradizione, testimoniata dalla sentenza di Innocenzo III, su citata. ...
La velocità di scaricamento delle pagine può variare in base alla connessione internet utilizzata. Per scaricare il PDF dell'opuscolo cliccare qui. Per inviare una donazione a Sursum Corda cliccare qui. «Nessuno al mondo vorrà mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessità di crearsi una posizione solida... Quelli poi che sono avari più degli altri, non ammetteranno mai di esserlo, e il bello è che, in coscienza, sono proprio convinti di non esserlo! L’avarizia è una febbre maligna, che più è forte e bruciante e più rende insensibili» (San Francesco di Sales, «Filotea»).
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