Qualche anno fa alcuni montanari salirono su una roccia impervia delle nostre Alpi per una caccia singolare. Da parecchio tempo avevano osservato una maestosa aquila reale elevarsi da quelle sommità verso il cielo. Arguendo che ivi si trovasse il nido, vollero depredarlo. L’impresa era audace, ma la novità dell’avventura li entusiasmava. A stento riuscirono a portarsi fin presso al nido che si trovava in una profonda rientranza della parete rocciosa. Ma per poterlo avvicinare bisognava lasciarsi calare dall’alto mediante una corda pendente sull’abisso. Il più coraggioso del gruppo, legato a una robusta fune e armato di pugnale, fu calato sull’orlo del nido. Al suo comparire, gli aquilotti levarono forte strepito e si ritrassero svolazzando al fondo della caverna. Dopo qualche istante al loro grido rispose un altro più forte. Era l’aquila che giungeva furente a difesa dei suoi nati. Prima che l’ardito montanaro potesse essere tratto in salvo o mettersi in posizione di difesa, il re degli uccelli gli era sopra, colle ali tese e col rostro adunco. Colpito alla testa da ripetuti colpi di becco, il cacciatore svenne e dovette alla robusta corda e all’abilità dei compagni se potè salvarsi.
L’aquila intanto, spaventata e ferita dai colpi di pugnale, si era rifugiata nel nido per difendere fino all’ultimo i suoi aquilotti. La difficoltà del terreno e le tristi condizioni del ferito non permisero di continuare la sfortunata impresa. Tutti gli animali difendono strenuamente la vita dei loro nati contro gli assalitori. È l’istinto della conservazione della specie che opera in loro meraviglie di sagacia a difesa della prole. Dio, nei Libri sacri, viene paragonato con immagine ardita a una orsa cui siano stati rubati i piccoli. Come l’aquila, anche l’orsa difende la vita dei suoi nati: e quando questi le sono rapiti si arma di tutta la sua ferocia e non ha pace finché non li ha ritrovati e fatto pagare al rapitore il fio della sua audacia. Per questo Gesù nel Vangelo ha lanciato il suo «Guai!» contro coloro che attentano alla vita dei figli di Dio ...
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Per inviare una donazione Cliccare qui. «Nessuno al mondo vorrà mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessità di crearsi una posizione solida... Quelli poi che sono avari più degli altri, non ammetteranno mai di esserlo, e il bello è che, in coscienza, sono proprio convinti di non esserlo! L’avarizia è una febbre maligna, che più è forte e bruciante e più rende insensibili» (San Francesco di Sales, «Filotea»). Per scaricare il PDF cliccare qui.
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