II bello piace a tutti, noi siamo fatti per il bello, siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, Bellezza infinita. Anche a te, mia giovane lettrice, piace essere elegante, graziosa, piacevole... e in ciò ti lodo. «È necessario — diceva Pio XI — che una donna sia elegante e distinta per poter piacere: è il suo compito». Vestire con proprietà, curare il proprio decoro esterno, tenere un contegno distinto non è peccato, anzi è indizio di animo nobile e delicato. La Chiesa non ha mai condannato la moda in se stessa. San Francesco di Sales voleva che il suo devoto e la sua devota «fossero sempre tra i meglio vestiti della brigata». «Non tollerare — scrive nella Filotea — nessuna macchia sul tuo vestito, nessun disordine. Chi entra in società in modo da ripugnarle, mostra disprezzo verso i suoi membri». Pio XII, sulla scorta di San Tommaso, arriva persino a dire che «nell’ornamento femminile può esservi atto meritorio di virtù quando sia conforme al modo, alla misura della persona e alla buona intenzione, e le donne portino ornamenti decenti secondo lo stato e la dignità loro... allora l’ornarsi sarà atto di quella virtù della modestia, la quale pone modo nel camminare, nello stare, nell’abito e in tutti i movimenti esteriori». La moda pertanto non ha in sé nulla di cattivo quando sgorga spontanea dalla socievolezza umana che ci inclina a vivere in armonia con i nostri simili; e la Chiesa ci invita a coltivare e perfezionare quei doni che Dio ci ha elargiti per il bene nostro e per quello del nostro prossimo. «La donna quindi può essere — diceva Pio XI — al tempo stesso virtuosa ed elegante. Elegante perché, secondo il detto di un antico poeta cristiano, la virtù sembra più bella quando si aggiunge alla beltà». Ciò che si condanna è l’abuso, l’esagerazione che tende a porre la moda al di sopra di ogni legge e di ogni principio morale.
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A cura di CdP.