• Spesso il bambino non è desiderato; peggio, è temuto; come potrebbe in tale condizione esistere ancora la prontezza al dovere? Qui il vostro apostolato [il Papa sta parlando direttamente alle ostetriche] deve esercitarsi in una maniera effettiva ed efficace: innanzi tutto, negativamente, rifiutando ogni cooperazione immorale; quindi anche positivamente, rivolgendo le vostre cure delicate a dissipare i preconcetti, le varie apprensioni o i pretesti pusillanimi, ad allontanare, per quanto vi è possibile, gli ostacoli anche esteriori, che possono rendere penosa l’accettazione della maternità. Se non si ricorre ai vostri consigli e al vostro aiuto che per facilitare la procreazione della nuova vita, per proteggerla e incamminarla verso il suo pieno sviluppo, voi potete senz’altro prestare la vostra cooperazione; ma in quanti altri casi si fa invece ricorso a voi per impedire la procreazione e la conservazione di questa vita, senza alcun riguardo ai precetti dell’ordine morale? Ottemperare a tali richieste, sarebbe un abbassare il vostro sapere e la vostra abilità, facendovi complici di una azione immorale; sarebbe un pervertire il vostro apostolato. Questo esige un calmo, ma categorico «no», che non lascia trasgredire la legge di Dio e il dettame della coscienza. Perciò la vostra professione vi astringe ad avere una chiara cognizione di quella legge divina, in guisa da farla rispettare, senza rimanere al di qua, né andare al di là dei suoi precetti.
• Il Nostro Predecessore Pio XI di felice memoria nella sua Enciclica Casti Connubii del 31 dicembre 1930 proclamò di nuovo solennemente la legge fondamentale dell’atto e dei rapporti coniugali: che ogni attentato dei coniugi nel compimento dell’atto coniugale o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, attentato avente per scopo di privarlo della forza ad esso inerente e di impedire la procreazione di una nuova vita, è immorale; e che nessuna «indicazione» o necessità può mutare un’azione intrinsecamente immorale in un atto morale e lecito (cfr. Acta Ap. Sedis vol 22, p. 559 e segg.).
• Questa prescrizione è in pieno vigore oggi come ieri, e tale sarà anche domani e sempre, perché non è un semplice precetto di diritto umano, ma l’espressione di una legge naturale e divina. (...) Opponetevi dunque, per quanto è da voi, nel vostro apostolato a queste tendenze perverse [il Papa si riferisce alla contraccezione ed alla sterilizzazione] e negate ad esse la vostra cooperazione. (...)
• [Nei capoversi successivi il Pontefice biasima l’uso del matrimonio esclusivamente nei tempi della sterilità naturale; quindi esorta quei coniugi che dovessero trovarsi in «casi assai delicati per la salute» a praticare l’«eroica astinenza». Difatti: «Iddio non obbliga all’impossibile. Ma Iddio obbliga i coniugi all’astinenza se la loro unione non può essere compiuta secondo le norme della natura. Dunque in questi casi l’astinenza è possibile. Abbiamo a conferma di tale argomento la dottrina del Concilio di Trento, il quale, nel capitolo sulla osservanza, necessaria e possibile, dei Comandamenti, insegna, riferendosi a un passo di Sant’Agostino: “Iddio non comanda cose impossibili, ma mentre comanda, ammonisce, e di fare quel che puoi, e di domandare quel che non puoi, e aiuta affinché tu possa”» (Conc. Trid. Sess. 6 cap. II Denzinger n. 804 - S. August. De natura et gratia cap. 43 n. 50 Migne P. L. vol. 44 col. 271)]. (...)
• L’individuo e la società, il popolo e lo Stato, la Chiesa stessa, dipendono per la loro esistenza, nell’ordine da Dio stabilito, dal matrimonio fecondo.
Dal Discorso di Sua Santità Pio XII alle ostetriche, 29 ottobre 1951