Riferisce il Padre Cagnolio che una religiosa, dopo molti peccati, giunse a questo eccesso: comunicatasi un giorno, si trasse dalla bocca la sacra particola, la pose in un fazzoletto e poi chiusasi in una cella buttò in terra il Sacramento e si pose a calpestarlo. Cala poi gli occhi e che vede? Vede l’ostia cambiata in forma d’un vago bambino, ma tutto pesto e intriso di sangue che le disse: «E che t’ho fatt’io che cosi mi maltratti?». Allora la meschina ravveduta e pentita, piangendo si buttò genuflessa e gli disse: «Ah mio Dio, mi domandi che m’hai fatto? M’hai troppo amata». Sparì la visione ed ella in tutto mutata diventò un esempio di penitenza.
• Nelle Cronache Cisterciensi si porta che viaggiando nella notte di Natale un certo monaco del Brabante, nel passare per una selva sentì un gemito come di bambino di fresco nato; si accostò verso dove sentiva la voce, e vide un bel fanciullo in mezzo alla neve che tutto tremante di freddo piangeva. Mosso a compassione il religioso, intenerito smontò subito da cavallo, ed accostatosi al fanciullo, disse: «O figliuolo mio, come ti trovi così abbandonato in questa neve a piangere e morire?». Ed allora intese rispondersi: «Ohimè, e come posso non piangere, mentre mi vedo così abbandonato da tutti, e vedo che niuno m’accoglie né ha compassione di me?». E ciò detto disparve, dandoli ad intendere ch’egli era il Redentore che con tal visione volle rimproverare l’ingratitudine degli uomini, i quali, vedendolo nato in una grotta per loro amore, lo lasciano a piangere senza neppur compatirlo.
• Narra il Pelbarto che un certo soldato era pieno di vizi, ma aveva una moglie devota, la quale non avendolo potuto ridurre, almeno gli raccomandò a non lasciare di dire ogni giorno un’Ave Maria avanti a qualche immagine della Madonna. Un dì andando costui a peccare, passò per una chiesa, entrò a caso in quella e vedendo l’immagine della santa Vergine, genuflesso le disse l’Ave Maria; ed allora che vide? Vide Gesù bambino in braccio a Maria tutto ferito, che mandava sangue. Allora disse: «Oh Dio, chi barbaro ha così trattato quest’innocente Bambino?». «Voi siete, rispose Maria, peccatori, che trattate così il mio Figlio». Egli allora, compunto, la pregò ad ottenergli il perdono, chiamandola Madre di misericordia; ed ella disse: «Voi peccatori mi chiamate madre di misericordia, ma non lasciate di farmi madre di dolori e di miseria». Ma il penitente non si perdé d’animo, seguitò a pregar Maria che intercedesse per lui. La Beata Vergine si voltò al Figlio e gli domandò il perdono per quel peccatore. Il Figlio pareva che ripugnasse; ma allora disse Maria: «Figlio mio, non partirò da’ piedi tuoi, se non perdoni questo afflitto che a me si raccomanda». Allora disse Gesù: «Madre mia, io non vi ho negato mai niente; desiderate voi il perdono per costui? Sia perdonato; ed in segno del perdono ch’io gli do, voglio ch’esso venga a baciarmi queste ferite». Andò il peccatore, si accostò, e siccome baciava, si chiudevano le ferite. Indi partitosi dalla chiesa, cercò perdono alla moglie, e di comune consenso lasciarono ambedue il mondo e si fecero religiosi in due monasteri, dove con santo fine terminarono la vita.
(da Sant’Alfonso, «Esempi di Gesù Bambino», esempi II, III, V).