Somma Teologica, Seconda parte della seconda parte. Dalla Questione 64. • Articolo 1. (...) Nessuno pecca per il fatto che si serve di un essere per lo scopo per cui è stato creato. Ora, nella gerarchia degli esseri quelli meno perfetti son fatti per quelli più perfetti: del resto anche nell’ordine genetico si procede dal meno perfetto al perfetto. Come, dunque, nella generazione dell’uomo prima abbiamo il vivente, poi l’animale e finalmente l’uomo; così gli esseri che sono solo viventi, ossia le piante, son fatte ordinariamente per gli animali; e gli animali son fatti per l’uomo. Perciò se l’uomo si serve delle piante per gli animali e degli animali per gli uomini, non c’è niente d’illecito, come il Filosofo stesso dimostra. E il più necessario dei servizi è appunto quello di dare le piante in cibo agli animali, e gli animali all’uomo: il che è impossibile senza distruggere la vita. Dunque è lecito sopprimere le piante per uso degli animali, e gli animali per uso dell’uomo in forza dell’ordine stesso stabilito da Dio: «Ecco che io vi ho dato come cibo a voi e a tutti gli animali tutte le erbe e tutti gli alberi». E altrove si legge: «Sarà vostro cibo tutto ciò che ha moto e vita». Secondo l’ordine stabilito da Dio la vita degli animali e delle piante non viene conservata per se stessa, ma per l’uomo. Ecco perché sant’Agostino scriveva: «Secondo l’ordine sapientissimo del Creatore la loro vita e la loro morte sono subordinate al nostro vantaggio». Gli animali e le piante non hanno la vita razionale, per governarsi da se stessi, ma sono sempre come governati da altri mediante un istinto naturale. E in questo abbiamo il segno che essi sono subordinati per natura, e ordinati all’uso di altri esseri. Chi uccide il bove di un altro non pecca perché uccide un bove, ma perché danneggia un uomo nei suoi averi. Ecco perché questo fatto non è elencato tra i peccati di omicidio, ma tra quelli di furto o di rapina.
San Tommaso d’Aquino: se sia proibito sopprimere qualsiasi essere vivente
- Dettagli
- Categoria: Centro Studi Vincenzo Ludovico Gotti