E perché poi, se sono sì dichiarati nemici della Chiesa, se sono carichi di tante scomuniche, protestansi di voler salva la religione, intatta la fede, il divin culto garantito e protetto? Per poter più sicuramente opprimere e religione e Chiesa, e fede e culto divino. Questa è la prima ragione: quando il nemico, che si vuol combattere, è senza paragone maggior di numero, grande sciocchezza sarebbe l’assalirlo direttamente in guerra aperta: fa di mestieri ricorrere alle insidie e alla frode; e il miglior mezzo egli è appunto di fingersi alleato.
Qual sarà l’altra ragione del loro infingimento? L’esperienza del passato. Ben sanno gli scaltri, che in questo genere di battaglie l’aperta violenza, lungi dall’esser funesta ai cattolici, è stata loro in ogni tempo di sommo vantaggio, e che l’intimar loro sveltamente la guerra, torna lo stesso che invitar al trionfo.
Ve ne sarebbe anche per avventura una terza? Appunto, ed è più propria per i nostri faziosi. Questi a dispetto dell’audacia, che ostentano in volto, si chiudono in cuore una paura incredibile, giacché il vero coraggio non può albergare in un cuor medesimo col delitto: donde ne segue, che ben conoscendo la somma forza, che ha in un popolo il sentimento della propria e vera religione oltraggiata, debbono darsi ogni cura di celare i perfidi loro disegni sotto il manto della religione medesima.
Se così è, non pare infine, che il potere secolare abbia torto, procedendo contro di loro anche collestremo supplizio? Non solo non ha torto, ma ne ha tutto il diritto; e ciò facendo, adempie un dovere strettissimo del proprio stato.
E il motivo di questa obbligazione tanto stretta su che si fonda? Sulla persona, che il Principe sostiene. Imperocché non dovete credere, che il Monarca terreno sia un padrone assoluto e indipendente, il quale non abbia nessuno sopra di sé; che anzi egli non è tanto padrone, quanto ministro del supremo Signor dell’universo. Dei enim minister est. E come Dio è un bene infinito senz’ombra di male, così il Principe è suo ministro per promuovere il bene fra le genti, e non il male. Dei enim minister est in bonum. Quando però, col risparmiare ai delitti le pene corrispondenti, lasciasse che i mali si moltiplicassero sulla terra, egli tradirebbe gl’interessi di Dio, mancherebbe gravissimamente all’offizio di ministro, usurpandosi i diritti di principale, e sarebbe responsabile dei danni e disordini indi cagionati sì nell’ordine temporale, come nell’eterno. ...
Questioni XXVIII - XXXII. Dal Catechismo cattolico sulle rivoluzioni, S. Sordi, De Agostini, Torino, 1854. SS n° 9, p. 5