Mi par dunque il loro un abuso enorme della parola di Dio, perché la libertà di Gesù Cristo, stante il già detto, non ci ha mai voluto sottrarre dall’autorità né ecclesiastica né civile, com’essi ardiscono di spargere? E un orrendo sacrilegio, perché volta in senso tutto contrario la parola sacrosanta di Dio contro Dio medesimo. Quando un ricco signore avesse con molt’oro comprato dalla schiavitù barbaresca un infelice, pensare dovrebbe a mantenergli anche in seguito la libertà col metterlo all’ombra di un’autorità tutelare, che nel difendesse. Ed ecco appunto ciò che ha fallo per noi il nostro divino Redentore: dopo averci col prezioso suo sangue cavati dalla schiavitù dell’inferno e del peccato, ci ha collocati, a perpetua difesa della nostra libertà, sotto il potere immanchevole della sua Chiesa, e ci ha ordinato di star soggetti ai Principi secolari, che a suo nome governano le cose pubbliche, come suoi ministri.
Si potrà dire però, che costoro sono nemici della religione, e che fanno guerra alla Chiesa? Chi ne può dubitare? Anzi i peggiori, che abbia mai avuto la Santa Chiesa. Imperocché i suoi nemici sono di due maniere: altri in senso più ampio, e di questo numero sono tutti quelli che peccano gravemente, giacché peccando si fan nemici di Dio, e coll’inique loro opere militano a pregiudizio della sua Chiesa. Altri in senso più stretto, e sono propriamente coloro, i quali si dipartono dagl’insegnamenti della Fede, non solo colla volontà, stimandoli duri; ma ancora coll’intelletto, stimandoli falsi; e però non ne fan verun caso, anzi li oppugnano apertamente, volendo, che niuno disapprovi la loro condotta, come irreligiosa e disonorata.
Che siano dei primi, si sa: mostratemi come essi siano di più dei secondi. Gli artefici delle rivoluzioni alzano in principio, com’è notissimo, la giustizia, la magnanimità, l’eroismo dei perfidi loro attentati; non permettono che veruno ne parli, se non in lode; con sacrilega sfrontatezza e con amaro sarcasmo sulla fede nostra pretendono, che nei sacri templi si cantino azioni di grazie per il trionfo della loro iniquità. E che altro è mai questo, se non abiurare solennemente la dottrina dei Santissimi Apostoli e della Chiesa, che condanna l’opera loro, come uno de’ più enormi delitti?
Procedono essi dunque come gli eretici? È troppo chiaro. Il disprezzo, che mostrano della Santa Sede Apostolica, l’avversione ai sacri ordini regolari, la premura di lasciar libero il corso ad ogni fatta di libri corrompitori, a dispetto della proibizione e delle censure ecclesiastiche, e cent’altri passi di questa natura, dichiarano purtroppo, che sono infedeli al Principe, perché sono infedeli a Dio; e che fanno guerra all’autorità temporale, per non avere più alcun contrasto nella guerra, che hanno mossa al Cielo.
Questioni XI - XIV. Dal Catechismo cattolico sulle rivoluzioni, S. Sordi, De Agostini, Torino, 1854. SS n° 4, p. 5