Bibbia e non Bibbia, ab. G. Ricciotti, Morcelliana, Brescia, 1935. AIT DOMINUS?, parte 4. L’ozio è il padre dei vizi. Verità indiscutibile. - Ed è padre dei vizi specialmente nelle donne. Veramente, questa maggiore vulnerabilità delle donne da parte dell’ozio non mi era nota: ma me l’assicura un certo autore contemporaneo, e quindi non discuto più. Mi sarà lecito tuttavia discutere la prova da lui addotta a dimostrarla, la quale è il passo seguente (lo cito come lo trovo citato): Iniquitas Sodomae... otium ipsius et filiarum eius (Ezechiele 16, 49). Quel filiarum eius viene riferito alle donne abitatrici di Sodoma, la cui oziosa infingardaggine avrebbe provocato l’iniquità della città e quindi il suo celebre castigo. E così è dimostrato che l’ozio è il padre dei vizi, specialmente nelle donne. Ergo existit purgatorium. Se il nostro autore, trattando storicamente la storia della Bibbia, si fosse ricordato del particolare carattere dell’episodio biblico, avrebbe trovato che proprio le donne c’entrano meno di tutti; ma, data la qualità dell’argomento, lasciamo stare. Lasciamo anche stare che qui otium non è precisamente il vizio dell’ozio, ossia l’ignavia infingarda; san Girolamo qui l’usa piuttosto nel senso classico di «immunità da lavoro», tant’è vero che nel testo ebraico vi è un doppio termine (essendo collegato col precedente abundantia della Vulgata) col senso circa di sine cura quiescere, o «passarsela fra gli agi». A parte tutto ciò, quel filiarum eius non si riferisce alle donne di Sodoma, ma alle altre città della Pentapoli travolta dal cataclisma: è cioè un semitismo usuale per designare città o sobborghi dipendenti da un’altra città; uno di quei semitismi che spesso - come ci ha avvertiti sant’Agostino - sono passati nelle traduzioni latine della Bibbia contro l’indole del latino stesso. E allora, dove va a finire l’ozio delle donne Sodomite? Anche questo ci ha detto sant’Agostino: Non hoc habebat divina Scrittura, sed hoc senserat humana ignorantia. Ricordate la citazione biblica del cappellano di Federico Borromeo? Chiamato da una scampanellata del cardinale, che in una stanza a parte s’intratteneva nel suo misterioso colloquio con l’Innominato, entrò tutto ansioso e vide la scena che vide. Quando poi uscì, «andò nella stanza dov’erano quei preti riuniti: tutti gli occhi si rivolsero a lui. Lui, con la bocca tuttavia aperta, col viso ancor tutto dipinto di quell’estasi, alzando le mani, e movendole per aria, disse: - signori! signori! haec mutatio dexterae Excelsi. - E stette un momento senza dir altro». Il bravo cappellano non aveva inventato la polvere, almeno in esegesi biblica. Ripeteva semplicemente la frase che poteva aver sentita decine di volte dai pulpiti, come la si può sentire e leggere anche oggi applicata in quel senso. È un luogo comune anche questo; ma anche qui (Salmo 76 [ebr. 77], 11) vediamo quale sia il preciso senso della «lettera di Dio». Nei versetti precedenti il salmista ha parlato della bontà e clemenza mostrate anticamente verso lui da Dio, e dolorosamente scomparse in tempi più recenti. Perciò con ansia egli si domanda: 9. Cessò forse per sempre la sua clemenza, venne meno la promessa per evo ed evo? 10. Dimenticò forse Dio d’esser pietoso, ovvero stroncò nell’ira la sua misericordia? Ecco dunque da che è motivato il cruccio del salmista: dal fatto che Dio abbia cambiato il suo contegno verso di lui, inviandogli dolori in luogo dell’antica protezione. E qui si attacca il nostro passo, che nel testo ebraico dice: Ed io esclamo: La mia trafittura è questa, il cambiamento della destra dell’Altissimo! Senso limpido, dopo i precedenti versetti; il salmista si sente trafitto nell’animo al riscontrare che l’Altissimo ha cambiato la destra - semitismo per «contegno», «governo» - verso di lui. Non si tratta quindi, come nel caso dell’Innominato, di un mutamento prodotto dalla destra di Dio su qualche creatura; è invece la destra di Dio che cambia se stessa, nel senso testé visto. Qualche autore va più in là del cappellano del cardinal Federico; cita il versetto per intero, Et dixi: Nunc coepi: haec mutatio dexterae Excelsi, facendo forza su quel nunc coepi, che dovrebbe significare l’inizio immediato che tien dietro ad una ferma risoluzione di mutare la propria condotta. Niente di tutto questo nella «lettera di Dio»; il nunc coepi della Vulgata (non di san Girolamo!) è una traduzione sbagliata, e gli sbagli sono da eliminarsi. ...